Distribuzione per settore di attività delle imprese di immigrati

Delle 6.060.085 imprese attualmente registrate in Italia (dati al 30 settembre 2015), 544.237 sono straniere (9,0%, 7,3% nel 2011).
La numerosità più consistente appartiene al commercio all’ingrosso e al dettaglio (197.859, oltre un terzo delle imprese straniere: 36,4%). Seguono le costruzioni, (128.772 imprese, 23,7%). Alloggio e ristorazione, con 40.411 imprese rappresentano un altro 7,7%.
Nel commercio all’ingrosso e al dettaglio la quota di presenza straniera sale dal 9% della media a 12% (ma è 17,8% nel dettaglio), nell’alloggio e ristorazione è del 9,9%.
Nel commercio al dettaglio la presenza straniera arriva al 17,8% (13,7% nel 2011, l’incremento nel periodo è stato del +30,6%), con punte in Calabria del 23,3% e in Sardegna del 21,7%.
Nel commercio ambulante le imprese straniere superano le italiane (51,7%), quota che è il risultato di un incremento del +38,0% dal 2011 a oggi. Seguono le attività al di fuori dei negozi (29,9%) e il commercio in esercizi non specializzati (11,8%). Significativi i dati di incremento intorno al +50% nell’intervallo 2011-2015 per il commercio di prodotti informatici e per telecomunicazioni e per gli esercizi specializzati.
Negli esercizi specializzati due settori emergono per peso e dinamica: l’ortofrutta, in cui il peso delle imprese straniere è del 12,1% e la variazione 2011-2015 del +70,3%, e il commercio di altri prodotti alimentari, la cui incidenza è dell’8,1% e la dinamica nel periodo addirittura del +128,1%.
Nella categoria del commercio di prodotti informatici e per telecomunicazioni ricopre un ruolo centrale il commercio al dettaglio di apparecchiature per le telecomunicazioni e la telefonia in esercizi specializzati, in cui le imprese straniere incidono per il 10,2% e la crescita nel periodo 2011-2015 è stata molto significativa e pari a +84,2%.
Nel turismo, nel caso delle attività ricettive l’incidenza delle imprese straniere è 4,8% (4,0% nel 2011). Il massimo per il settore si ha nel Lazio: 8,9%. Con riferimento a bar e ristoranti il peso è del 10,8% (7,9% nel 2011), particolarmente elevato in Lombardia (17,6%).
Gli imprenditori stranieri sono al 2015 quasi 700 mila. Il primo paese di provenienza è il Marocco (10,6% del totale, crescita rispetto al 2011: +23,1%), i cui imprenditori operano sostanzialmente nel commercio ambulante.
Segue la Romania (10,1%, +25,8% rispetto al 2011), i cui imprenditori lavorano prevalentemente nell’edilizia (costruzione e completamento edifici).
Al terzo posto si colloca la Cina (10,1%, insieme a Marocco e Romania siamo a un terzo del totale, crescita: +27,9%), i cui imprenditori operano in prevalenza in bar, ristoranti e confezione e vendita di abbigliamento.
Al quarto posto c’è l’Albania (6,0%, +14,3%), con specializzazioni identiche a quelle rumene (edilizia).
Il ranking dei primi 10 paesi per popolazione straniera residente non coincide con quello basato sull’imprenditoria straniera, ad esempio Romania e Albania precedono il Marocco.
Il rapporto tra imprenditori e paesi di origine di flussi migratori evidenzia poi situazioni molto diverse, con la Cina e il Bangladesh in cui la «vocazione imprenditoriale» appare più marcata, e le Filippine che sono il 6° paese per immigrazione e addirittura il 50° per incidenza sull’imprenditoria straniera.
A livello regionale il rapporto tra imprenditoria straniera e stranieri residenti, in media del 13,9%, varia dal 27,5% della Sardegna al 10,9% della Valle d’Aosta.
La propensione degli stranieri a intraprendere appare più marcata nel Mezzogiorno del Paese, che colloca sette delle otto regioni ai primi sette posti nella classifica.
Il Marocco è il paese di maggiore provenienza degli imprenditori del commercio al dettaglio, che conta in tutto 168 mila stranieri. La quota di questo paese è 28,5% (crescita del +19,9% rispetto al 2011), quasi tutti ambulanti (più dell’80%).
Segue il Bangladesh (11,9%, addirittura +90,9% rispetto al 2011), anche in questo caso in larga prevalenza ambulanti.
Al terzo posto c’è la Cina (10,8%, +10,8%), focalizzata nell’abbigliamento (fisso e ambulante).
Segue il Senegal (9,9%, +26,7%), ancor più concentrati nell’ambulantato (87,6%), e infine il Pakistan (4,3%, ma +75,6%), ancora concentrato sul commercio ambulante.
Roma è il comune che concentra il maggior numero di imprenditori stranieri dettaglianti (oltre 13 mila, 7,8% del totale nazionale). Seguono Milano (oltre 7 mila, 4,3%), Napoli (6 mila, 3,6%), Palermo (5 mila, 3,0%) e Torino (4,8 mila, 2,9%).
Nella ricettività (5,3 mila imprenditori stranieri) prevalgono nazionalità europee con in testa la Germania (11,2%). L’unica eccezione è rappresentata dalla onnipresente Cina (5,9%), collocata al terzo posto. Per bar e ristoranti (53 mila imprenditori stranieri) la Cina rappresenta quasi un quarto del totale (22,9%, e la crescita 2011-2015 è addirittura 52,9%). Segue in questo caso l’Egitto (8,3%, +38,4%), quindi la Romania (7,6%, ma la crescita è del 66,4%), quindi la Svizzera (5,1%, ma la crescita è solo +3,7%) e la Germania (5,0%, +12,0% il confronto con il 2011).
L’età media degli imprenditori stranieri, pari a 43,9 anni è mediamente più bassa rispetto agli italiani di circa 8 anni. Tra i settori l’agricoltura, pur presentando il valore più alto (48,8 anni), è anche il settore caratterizzato dalla differenza più marcata (9 anni). Nel commercio all’ingrosso e al dettaglio l’età degli stranieri è 43,6 anni (differenza con gli italiani di 7 anni), mentre nel turismo la media è di 42,7 anni (differenza di 6,2 anni).
Nel commercio al dettaglio l’età media scende rispetto alla aggregazione comprensiva anche dell’ingrosso (42,6 anni, differenza di 7,5 anni rispetto agli italiani). Nella ricettività la media è di 51,4 anni e il differenziale più basso (3,4 anni), mentre per bar e ristoranti l’età media degli imprenditori stranieri è 41,9 anni (differenza di 5,8 anni rispetto agli italiani).
Il 70,6% degli imprenditori stranieri sono maschi, con un valore che arriva a nove su dieci nel caso delle costruzioni (90,8%, valore superiore a quello degli italiani, pari a 82,6%) settore che alza in modo decisivo il tasso di mascolinizzazione delle presenze straniere nell’imprenditoria del nostro Paese.
Nel commercio all’ingrosso e al dettaglio la presenza maschile è del 73,1% (per gli italiani è 67,2%), mentre nel caso del turismo la quota, pari a 53,6%, è più bassa rispetto a quanto rilevato per gli italiani (60,2%), evidenziando una maggiore presenza femminile.
Nel caso del Commercio al dettaglio la presenza maschile è pari a un imprenditore su quattro (75,1%), con una differenza molto marcata rispetto agli italiani, dove la quota è del 57,8%.
Nella ricettività la media di presenza maschile è del 45,3% (per gli italiani il valore è 55,4%), mentre per bar e ristoranti l’incidenza è 54,4% (per gli italiani 61,3%). In entrambi i casi, dunque, la presenza femminile nell’imprenditoria è maggiore nel caso degli stranieri.
Guardando all’anno di iscrizione, solamente il 12,4% degli imprenditori stranieri opera in una impresa nata prima del 2000, laddove per gli italiani tale valore è 40,8%. In modo speculare, per le imprese nate dopo il 2010 la quota di imprenditori stranieri è 48,0%, mentre di italiani è 25,3%.
Per il commercio all’ingrosso e al dettaglio gli imprenditori stranieri in imprese nate prima del 2000 sono il 10,3% (italiani 42,0%) e dopo il 2010 il 48,9% (italiani 25,8%).
Nel caso del turismo le corrispondenti percentuali relative agli stranieri sono pari a 14,1% (italiani 32,6%) e 51,2% (italiani 32,4%).
 

(dati 2015 Confercenti - pdf)

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