sabato 31 dicembre 2016

Degli usi, e pregiudizj nel fine dell' anno e del capo d'anno

Degli usi, e pregiudizj nel fine dell' anno.
Le donne, massimamente le più vecchie, si guardano dal lasciare per tale giorno imperfetto un lavoro già intrapreso.
Del capo d'anno; ed usi, e pregiudizj relativi al primo giorno dell’anno.
1. Anco fra contadini, come nella città, si usa il dare il buon capo d’anno: questo augurio si costuma solo fra gli anziani ed i capi delle ville, incontrandosi i quali fra loro, dicono: « bon dè, bon ann »;e  rispondendosi a vicenda « Dì ù ze conzeda: » cioè, buon giorno, buon anno: Dio ce lo conceda.
2. Sono vigilanti li contadini tanto uomini , che donne nel sortire di casa nel primo giorno dell’anno
a rimarcare il soggetto, che incontrano per il primo, desumendo da tale incontro un preludio o fausto, o funesto per le vicende dell’anno intero.
3. Se incontrano un povero, è un augurio cattivo.
4. Se incontrano un benestante, e dabbene, presagisce un buon anno.
5. Incontrandosi in un vecchio indica morte di qualcuno  della famiglia entro l’anno; quale presagio si ha incontrandosi in un prete da uomini, fanciulli, o donne maritate.
6. All’opposto, se una giovine nubile, od una vedova s’incontra in un prete, è segno, che in quell’anno deve unirsi in matrimonio.
7. In detto primo giorno dell’anno dicono i contadini, che bisogna fare un poco di tutti i lavori, i quali sogliono fare in tutto l'anno; perchè cosl vanno a riuscire tutti bene.
 

[tratto da "CAPITOLO VIII. Degli usi, e pregiudizj nel fine dell' anno."; "TITOLO V. DEGLI USI E PREGIUDIZI RELATIVI A CERTE EPOCHE PRINCIPALI DELL' ANNO. CAPITOLO l.",  in USI, E PREGIUDIZJ DE' CONTADINI DELLA ROMAGNA - OPERETTA SERIO-FACETA DI PLACUCCI MICHELE DI FORLI’ Aggiunto al Segretario, e Capo Speditore presso la suddetta Comune DEDICATA ALLI SIGNORI ASSOCIATI MDCCCXVIII.]

venerdì 30 dicembre 2016

Le male femmine

Quando San Pietro viveva fra gli uomini un giorno si dipartì da Forlì con un cesto ricolmo di male femmine cui doveva donar loco. 
Risalì la val di Montone: e il cesto pesava grave come il peccato. Il Santo faceva fatica grande. 
Ed ecco che cominciò per suo sollievo a disseminar qualche pizzico delle malnate a Terra del Sole. Poi dovette continuare con qualche manciatella a Castrocaro. 
Ma andando passo dietro passo, vieppiù la strda si faceva erta e più aumentava il pondo del cesto. 
E così più si faceva sentir forte la fatica. 
Il Santo giunse a Dovadola che se ne stava schiantato. Tanto che a Dovadola ribaltò deciso il cesto e vi dette anzi, dal fondo rovesciato, un colpo della mano, che niuna donna vi rimanesse dimenticata, come l'inutile festuca.
E' così che a Dovadola è rimasto loco dove le puttane sono molte; che d'incontro, più su, a Rocca, puttane non ce ne sono punte, se è vero, come è vero, che San Pietro vi giunse, proseguendo per l'erta valle, col cesto svuotato. 
Paese di brava gente, Rocca! 
 [Livio Carloni, alias Luciano De Nardis, "A la garboja", La piè, 20 (1951): 157:159]

mercoledì 21 dicembre 2016

L'origine del romagnolo

Ui era San Pietre e e Signor che j andeva in gir e j arivè in Rumagna.
Quand S. Pietre e vest se bel paies e ch l era spuplè l ha cmenz a mett ‘t la testa ma e Signor chi vleva fe e rumagnol.
E e Signor ui geve: Arcordat ben che i ven cattiv, ch i biastemma.
E ‘lora San Pietre un e vuleva cred.
E e Signor e da un chelz ‘t na castagna ad sumar e e selta so e rumagnol cun e su caplen int l’ureccia e e dis: Oh boja de Signor a so i qua. – T l’ èvi dett cimm l’andèva a finì Pietre ?


(dialetto rminese – tratto da “saggio di novelle e fiebe in dialetto romagnolo di G. G. Bagli – Bologna 1887)