sabato 8 agosto 2009

ALDROVANDI, MERCURIALI, BIANZINO, ALES, ... E POI ANCORA ... ???

ALDROVANDI, MERCURIALI, BIANZINO, ALES, OLTRE AD ALTRI, TANTI, TROPPI, COMUNQUE VITTIME DI UN SISTEMA CHE HA ABBANDONATO IL SENSO CIVICO PER RISOLVERE TUTTO CON LA REPRESSIONE

la vicenda??? qualcosa di simile a quella di Alberto Mercuriali ... i pesci piccoli fanno grandi gli squali
http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2009/mese/08/articolo/1243/

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03852

Ministero destinatario:

* MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 29/07/2009

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03852
presentata da
RITA BERNARDINI
mercoledì 29 luglio 2009, seduta n.211

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:

secondo quanto riportato dall'agenzia ANSA, la notte del 27 luglio 2009, nella casa circondariale di Rovereto (Trento), si è tolto la vita, impiccandosi con le lenzuola, Stefano Frapporti, un artigiano trentino di 50 anni, persona arrestata il giorno prima e ubicata nel reparto osservazione del predetto istituto di pena;

Stefano Frapporti, individuo privo di una mano persa durante un brutto incidente sul lavoro, è stato fermato dai carabinieri mentre andava in bicicletta; sottoposto a perquisizione gli è stato trovato in tasca circa un etto di hashish, quantitativo destinato, secondo quanto riferito sul momento dallo stesso indagato, al consumo personale;

il grave problema dei suicidi all'interno delle strutture penitenziarie deve essere tenuto in alta considerazione da parte del Ministero della giustizia, atteso che la vita, la salute e, più in generale, il benessere fisico e psichico delle persone che si trovano in stato di privazione della libertà personale sono elementi che meritano una specifica attenzione ed un costante impegno giusto quanto disposto dallo stesso ordinamento penitenziario;

ed invero la situazione attuale è particolarmente allarmante posto che nel corso di tutto il 2008 si sono registrati 42 suicidi, mentre nei primi sette mesi del 2009 già si sono tolte la vita 39 persone; sicché si teme che entro il dicembre 2009 possa essere raggiunto il picco del 2001 con 69 casi e, quindi, un tasso di suicidio del 124 per 100 mila detenuti (quello relativo alla popolazione italiana è di 8 per 100 mila);

presenze dei detenuti all'interno degli istituti di pena italiani hanno quasi toccato quota 64mila: il 52,2 per cento dei detenuti si trova dietro le sbarre in custodia cautelare, mentre, tra i condannati, circa 9mila persone devono scontare pene inferiori ad un anno; a ciò occorre aggiungere che metà dei carcerati è affetto da epatite, il 30 per cento e tossicodipendente; il 10 per cento malato di mente e il 5 per cento ha l'Hiv; inoltre, il ritmo di crescita della popolazione penitenziaria in tempi recenti si incrementa di 1000 detenuti ogni mese;

una politica di fermezza verso il crimine non esclude certo la realizzazione di un sistema carcerario che, dovendo essere costituzionalmente finalizzato al recupero ed al reinserimento del detenuto, deve poter offrire una condizione minimale di vivibilità, soprattutto nei confronti di quei gruppi vulnerabili al rischio suicidario (malati mentali, tossicodipendenti, cittadini extracomunitari, e, in genere, persone provenienti dall'area del disagio sociale);

il direttore generale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dottor Sebastiano Ardita, ha indirizzato, in data 18 dicembre 2008, una circolare a tutti i provveditori regionali dell'amministrazione penitenziaria avente ad oggetto «prevenzione dei suicidi e tutela della vita e della salute delle persone detenute e/o internate», sollecitando tutti gli operatori ad un maggiore impegno teso a scongiurare situazioni di criticità;

il sostanziale fallimento della organizzazione del lavoro per la popolazione detenuta, che genera insopportabili e lunghi periodi di ozio, è quasi certamente una concausa importante nella esplosione di atti anticonservativi -:

se sul suicidio avvenuto nella casa circondariale di Rovereto siano stati effettuato gli opportuni accertamenti e quali ne siano eventualmente gli esiti;

se il Governo non intenda farsi promotore di una completa rivisitazione della legge n. 49 del 2009, detta Fini-Giovanardi, legge che sta avendo un impatto pesantemente negativo sulla situazione penitenziaria e che sta portando rapidamente al riprodursi di quel fenomeno di sovraffollamento che, in modo emergenziale, si è tentato di affrontare in epoca recente;

considerato l'alto tasso di suicidi in carcere, che dipende dalle condizioni di sovraffollamento degli istituti di pena e dalle aspettative frustrate di migliori condizioni di vita al loro interno, se il Governo non ritenga di prendere in considerazione eventuali iniziative finalizzate alla promozione di un provvedimento di clemenza;

se il Governo non ritenga che l'avvio di una seria e generalizzata politica di organizzazione del lavoro per la popolazione detenuta sia elemento di rilevante importanza per contenere il triste fenomeno dei suicidi all'interno degli istituti di pena;

quali iniziative, più in generale, il Governo intenda assumere per contenere e ridurre l'alto tasso dei suicidi in carcere.
(4-03852)


poi questa lettera della CGIL !!!


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CONDOMINIO ZETA TEL. 0461-303942 FAX 0461-303941 fp@cgil.tn.it



Spett. Redazione di Rovereto
Quotidiano Trentino


In merito alla tragica vicenda di Stefano Frapporti, suicidatosi in carcere a Rovereto, s’intende ribadire il corretto operato del personale della Casa Circondariale.
Un evento di questa portata lascia sempre ed inevitabilmente strascichi ma è bene sottolineare che questo episodio non sembra avere i contorni del giallo.
Il personale in servizio la sera della tragedia ha operato in base alle procedure previste dalle vigenti norme di legge e dai regolamenti.
Al povero Frapporti era stato chiesto se volesse avvalersi della possibilità di avvisare la famiglia tramite l’Istituto ma lo stesso avrebbe rifiutato.
Sopperendo ad una carenza dell’Amministrazione, che non offre un adeguato supporto psicologico, il personale di Polizia Penitenziaria si assume il compito di rassicurare, con i mezzi che ha, le persone che arrivano dalla libertà; questo anche nel caso in discussione.
Non vi è stato nessun segnale che potesse far immaginare, al personale presente in istituto, le intenzioni che di lì a poco avrebbero trovato tragica concretezza.
Per questo una rapida inchiesta -che è atto dovuto- sull’individuazione di eventuali responsabilità, anche a tutela dello stesso personale di Polizia Penitenziaria, è il minimo che si possa auspicare.
Chi decide di farla finita con la vita in genere non lo sbandiera ed è di conseguenza difficilissimo prevenire, soprattutto in assenza di specialisti della materia (alla CC di Rovereto, ad esempio, lo psicologo ha un contratto di poche ore alla settimana). Inoltre, i metodi scelti sono sconsolatamente efficaci e spesso risulta improduttivo qualsiasi tempestivo intervento.
Se una persona alla disperazione decide di tagliarsi le vene e mettersi sotto le coperte, sarà impossibile accorgersene. Legarsi al collo un pezzo di lenzuolo o una t_shirt strappata e legare l’altro capo ad una sbarra oppure un termosifone e lasciarsi cadere è un metodo orrendamente efficace ed il gesto si consuma in pochi secondi.
Se responsabilità si vogliono trovare si ricerchino nell’inadeguatezza delle strutture detentive, nella carenza di spazi, nel sovraffollamento assurdo, nella ormai cronica carenza di personale di ogni profilo professionale ma soprattutto della Polizia Penitenziaria, nei drastici tagli alle risorse economiche oppure nella malata e dilagante cultura che vuole necessariamente delinquente a vita chi entra in carcere anche per un solo miserabile giorno.

Trento 29 luglio 2009


p. Fp_Cgil del Trentino
Giampaolo Mastrogiuseppe