domenica 18 novembre 2007

lettere al giornale ...

Verità sulla morte di Aldo Bianzino

Spettabile redazione de Il Messaggero, siamo un'associazione studentesca dell'ateneo perugino, inviamo questa mail sperando che, oltre ad essere pubblicata, i giornali, i mezzi di comunicazione di massa, parlino finalmente di un fatto gravissimo avvenuto a Perugia la notte tra il 13 ed il 14 ottobre.

La vicenda riguarda la morte di Aldo Bianzino, morto in circostanze ignote, o meglio sarebbe dire ambigue, nel carcere di Capanne, nelle prime ore della mattina del 14 ottobre. Venerdì 12 ottobre Aldo Bianzino e la moglie Roberta sono stati arrestati per possesso e coltivazione di marijuana. Sabato 13 ottobre sono portati al carcere di Capanne: Roberta viene portata in cella con altre donne, e il suo compagno, fino a quel momento in buone condizioni di salute, verrà messo in isolamento. Domenica 14 ottobre alle ore 8.15 la polizia penitenziaria lo trova agonizzante e poco dopo muore.

I primi comunicati danno notizia di una morte per cause naturali. Successivamente tutto viene smentito dall'autopsia, richiesta dal pm, dove risulta invece che il corpo di Bianzino presentava la frattura di tre costole, lesioni cerebrali, al fegato e alla milza, lesioni che non potevano essere causate da altri detenuti (proprio perché in isolamento), lesioni che non può essersi fatto da solo perché non hanno lasciato la minima traccia esterna sul corpo di Bianzino.

Sulla vicenda è stata già aperta un'inchiesta per indagare su un'eventuale colpa degli agenti penitenziari per omissione di soccorso; ma ancora non si parla esplicitamente né di omicidio, né tanto meno di fare luce e chiarezza sui fatti. Nel frattempo si è costituito un comitato, il Comitato Verità e Giustizia per Aldo, di cui la nostra associazione fa parte, per tentare di spronare le istituzioni e le autorità affinché facciano chiarezza.

Il Comitato, poi, indice una manifestazione nazionale sabato 10 novembre, proprio per rilanciare la questione che da un lato non si fa che parlare di sicurezza, c'è un clima di paranoia securitaria generale volta alla repressione, dall'altro lato molte persone vengono uccise in situazioni ambigue dentro alle carceri di "sicurezza". Non abbiamo ancora sentito un politico che alzi la voce e metta l'accento nel dire che la sicurezza di cui ha bisogno questo paese è quella sul lavoro e quella di un lavoro contro una vita di precariato; vogliamo che ci dicano (e facciano) che è meglio reprimere le prime ruote del carro, ed aiutare piuttosto le ultime ruote di questo carro: gli immigrati e le fasce più deboli, che, attratti da soldi facili, sono coloro che si espongono di più e vengono puntualmente criminalizzati; vogliamo spazi sociali, con l'investimento reale da parte dello Stato, proprio perché si evitino situazioni di repressione violenta, che certamente non giovano nemmeno all'immagine delle Forze dell'Ordine.
Distinti saluti

Associazione Studentesca L'Altra Sinistra

(3 novembre 2007)

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