domenica 18 novembre 2007

il silenzio mediatico

il silenzio mediatico
Un presunto omicidio, ad oggi velato di mistero, da vicenda locale, si fa notizia nazionale e quindi internazionale, eppure i principali Media sembrano ignorarla. Solo La Nazione, quotidiano locale, Liberazione , il Manifesto e Lettera 22, con altri giornali online, mantengono una cronaca costante dei fatti. Il primo novembre, il TG3 e la Repubblica rendono pubblica la notizia ma, ad oggi, se si digita sul motore di ricerca delle altre maggiori testate il nome di Aldo Bianzino, il risultato è un bello zero, il fatto non sussiste. Il primo novembre tutte le prime pagine riportano l’orrendo omicidio di Giovanna Reggiani a Roma, commesso da un rom, l’omicidio di Perugia conquista la sedicesima pagina di Repubblica, mentre in quattordicesima si rende noto che la Cassazione ha depenalizzato la coltivazione di cannabis per “uso ornamentale”. Tuttavia per cannabis si muore! Ne seguirà un commento di Michele Serra che conclude: “uno Stato con i nervi saldi non se la prende con gli hippies: se non altro perché avrebbe cose più urgenti e più serie da fare”. La tragedia di Aldo Bianzino si è consumata mentre in parlamento si discuteva della commissione per il G8. E\' forse perciò che la notizia ha avuto così poco risalto sui Media? Oppure, per molti Media, paga di più cavalcare l\'onda xenofoba, rivendicando ronde e derive autoritarie? Non si può essere sgomenti, tanto quanto, di fronte alla violenza di un disperato a Roma e di apparati dello Stato in un carcere? Non si pone, in Italia, un problema di civiltà ben più vasto, che va oltre il problema dell\'immigrazione? Quesiti che si sovrappongono mentre il dibattito sulla sicurezza ricopre sempre più vesti ideologiche e di propaganda politica, non dando ascolto alle statistiche che parlano del crescente fenomeno della violenza domestica. Si cacciano gli zingari, i diversi, i poveri, mentre sempre più spesso una donna muore per mano di un marito o di un fidanzato, la violenza si consuma dove dovremmo trovare rifugio e sicurezza, anche tra le mura di istituzioni che dovrebbero garantire l’incolumità. Aldo Bianzino è ricordato come mite, ”ghandiano”, pacifista, magro, etereo, alto, occhi azzurri dietro le lenti, “così rispettoso e riservato da mettere soggezione”. Viveva a Pietralunga, Perugia, in un cascinale, era falegname, lascia la sua compagna e tre figli a 44 anni. 08/10/2007 Marcello Sordo

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