lunedì 12 novembre 2007

BIANZINO, ALLA RICERCA DELLA VERITA' 11/11/07

BIANZINO, ALLA RICERCA DELLA VERITA' 11/11/07

Un corteo sfila a Perugia per chiedere che l'inchiesta vada avanti più spedita e faccia chiarezza su troppi punti oscuri. Mentre a sorpresa salta fuori che Aldo non ha costole fratturate come finora si era scritto

Nella foto di R. Martinis un momento della manifestazione

Emanuele Giordana

Domenica 11 Novembre 2007

Perugia - Verità e giustizia per Aldo. Lo striscione rosso su fondo bianco è in testa al corteo che parte da piazza Bove, alla periferia di Perugia. Mille, duemila persone, forse di più. Arrivano alla spicciolata dalla città, dai dintorni, da Roma o da altre città italiane. Dalla campagne collinari dove viveva Aldo Bianzino, ebanista torinese trasferitosi diversi anni fa a Pietralunga ed entrato venerdi 12 ottobre nel carcere di Capanne per uscirne deceduto due giorni dopo. Morto in condizioni misteriose e in un’atmosfera che definire poco chiara è un eufemismo. Inizialmente il caso di Aldo sembrava destinato a qualche trafiletto in cronaca locale con un’indagine chiusa per un decesso dovuto a cause naturali. Ma il sostituto procuratore che lo aveva fatto arrestare per possesso di alcune piante di erba, ha però voluto vederci chiaro aprendo un’inchiesta sulla morte del quarantaquattrenne falegname di Pietralunga che tutti ricordano con commozione e affetto.
Al corteo, voluto da un comitato che si è costituito nelle settimane scorse e raccoglie gruppi e associazioni di vario genere, ci si è arrivati anche per continuare a fare pressione sulle indagini che al momento non sembrano aver prodotto molto oltre alle indagini autoptiche non ancora concluse e a un dossier aperto su una guardia carceraria. Difficile in questi giorni di grande attenzione sul delitto della giovane studentessa americana, “bucare il video” delle cronache piccanti sulla morte con risvolti sessuali che sembra appassionare il giornalismo italiano, mentre la vicenda “ordinaria” della morte di Aldo sembra trovare poco spazio e scarsa attenzione sui quotidiani. Un modo per richiamare l’attenzione su una vicenda dai contorni oscuri e che rilancia il tema della vita (e della morte) nelle carceri di un paese membro del G8 e che ha dato i natali a Cesare Beccaria. Non è un caso se al corteo c’è Patrizio Gonnella, dell’associazione Antigone, o Italo Di Sabato uno dei responsabili dell’osservatorio creato dalla madre di Carlo Giuliani. La famiglia Bianzino è in prima fila. La prima moglie Gioia, la compagna Roberta, i figli Aruna Prem, Elia, Rudra. I tanti amici, Daniela, Gloria, Benedetto… e tanti altri che Bianzino non lo hanno mai conosciuto e che hanno appreso la notizia da internet o da qualche blog.
Intanto le indagini continuano. Quelle di parte sono le più facili da conoscere. Non si nega l’avvocato Massimo Zaganelli che ha preso talmente a cuore il caso che sta difendendo gratuitamente Roberta Radici, l’ultima compagna di Aldo. Lo incontriamo mentre sta accompagnando Roberta, poco prima della manifestazione, al consiglio regionale dell’Umbria dove ha fatto presente all’assessore regionale alle politiche sociali, Damiano Stufara le sue difficoltà economiche (vedi l'articolo su SpoletOnline) visto che la sua pensione non le basterà certo a pagare le spese legali cui va incontro. Tra queste c’è anche la parcella di Giuseppe Fortuni, che Roberta Radici ha nominato come esperto di medicina legale di parte. Ma anche Fortuni, che insegna medicina legale all’università di Bologna e che è noto per le ricerche seguite alla morte del ciclista Pantani, ha più che dimezzato le sue competenze quando ha saputo che per la famiglia di Aldo sarebbe stato un problema. Il fatto è che Zaganelli voleva essere sicuro che tutto il possibile fosse stato fatto prima dell’interramento del corpo di Aldo che avverrà domani con una cerimonia nel suo comune di residenza. E qui arrivano le sorprese.
Fortuni non ha potuto visionare il fegato e il cervello di Aldo che sono stati asportati per ricerche più approfondite ma ha potuto costatare che le sue costole sono in perfetto stato. Quella delle costole rotte (prima due, poi una, ora nessuna) è davvero una storia bizzarra. Come uscì questa notizia sulla stampa? E perché non è mai stata smentita ufficialmente se non adesso che, parlando coi giornalisti, Fortuni testimonia che non c’è alcun segno di trauma sulle costole? Quanto al fegato Fortuni non nasconde le sue perplessità. Ha visto le foto e dunque costatato gli ”strappi” che si devono a una qualche forma di “pressione violenta”. “Certo – dice il medico legale – è persino possibile che la devastazione del fegato di Bianzino si debba a un massaggio cardiaco mal fatto. La letteratura medica mondiale cita qualche caso. Io, nella mia esperienza, forse 30mila autopsie, non l’ho mai visto”.

Nessun commento: