domenica 26 agosto 2007

giovedì 23 agosto 2007

La droga fa male. Proibita fa peggio - di Marco Taradash

La droga fa male. Proibita fa peggio - di Marco Taradash - 19.07.07

(...) Droga è il nome delle droghe proibite. Non le più letali, come si sa. Né come causa diretta né come causa indiretta di morte. Il tabacco uccide migliaia di volte più dell’eroina, più pigramente e più tardi, ma più inesorabilmente. L’alcool a sua volta divora l’organismo più lentamente dell’eroina o della cocaina (ma più velocemente della nicotina) ma al contempo è causa di migliaia di morti violente ogni anno sulle strade di ogni paese del mondo. Centinaia di volte più della droga proibita, anche in questo caso. Anche in Italia, che pure non avverte l’alcolismo come problema sociale, e ha leggi molto molto comprensive verso chi guida in stato di ebrezza, che per fortuna ora si pensa di indurire.

Ci sono molte buone ragioni per giustificare il proibizionismo sulle droghe. Ragioni morali, innanzitutto, e poi sociali, e poi culturali, e poi sanitarie, e poi psicologiche, e poi pratiche, e poi elettorali. Ma ce n’è una più che sufficiente per contrastarlo, al di là di ogni credo: il proibizionismo non funziona. La repressione combatte il male, è vero. Ma non lo riduce. Anzi, lo moltiplica. Aggiunge male al male, trasformando un problema personale in una tragedia pubblica. Un vizio privato si muta in una moltitudine di vizi pubblici. Molti dei quali – di fatto i più dannosi perché provocano la diffusione per metastasi di un morbo che altrimenti potrebbe essere isolato e meglio curato - non hanno nessuna relazione diretta con l’assunzione di droga, ma esclusivamente col rimedio che noi utilizziamo per combatterla. Aggressioni contro le persone e la proprietà, corruzione, mafia, malattie (Aids ma non solo), sono amplificate drammaticamente non dalla droga ma del modo in cui la politica ha deciso di combatterne la diffusione.

Ci sono molti altri argomenti per opporsi alla proibizione, in nome di quel binomio inscindibile fra libertà e responsabilità che è alla base di un’etica liberale. “Ragiona con il potenziale tossicodipendente, sì. Parlagli delle conseguenze, sì. Prega per e con lui, sì. Ma io credo che non abbiamo il diritto di usare la forza [dello Stato] direttamente o indirettamente per impedire a un adulto di commettere suicidio e ancor meno per tenerlo lontano dall’alcool o dalle droghe” scrisse Milton Friedman in un famoso articolo su Newsweek nel 1972. Ma al fondo resta il fatto che il proibizionismo non funziona. “Non è che degli Stati Uniti condivida proprio tutto” - ha detto Mario Vargas Llosa nel corso della lettura annuale 2005 dell’American Enterprise Institute (Confessioni di un liberale) - “per esempio lamento il fatto che molti stati applicano ancora quell’aberrazione che è la pena di morte, e anche altre cose, come ad esempio il fatto che la repressione ha la prevalenza sulla persuasione nella guerra alla droga, a dispetto della lezione del Proibizionismo”. Che non funzionò. “La guerra alla droga ci è costata miliardi di dollari, ma la droga è ancora lì nelle strade. Il proibizionismo si è rivelato un costoso fallimento. Come sull’alcool anche il proibizionismo sulla droga ha creato più problemi di quanti ne ha risolti. La guerra alla droga ha distrutto le vite degli abitanti delle città, corrotto le forze dell’ordine e distorto la nostra politica estera”, si legge in una dichiarazione del Cato Institute, un’altra Fondazione americana non sospetta di simpatie verso la sinistra e i sinistrismi. Anche in Italia i più autorevoli fra i liberali, da Antonio Martino a Alberto Mingardi (Marco Pannella fa storia a sé) avversano il proibizionismo per ragioni sia teoriche che pratiche.

L’ultimo rapporto sul consumo e il traffico di stupefacenti, diffuso a luglio, ripete cose note. L’uso delle droghe illegali aumenta anno dopo anno, in particolare la cannabis, mentre diminuisce il prezzo di vendita al dettaglio. Anzi, per meglio dire, mentre il prezzo resta stabile, il marketing viene incontro al consumatore di oggi: una dose di cocaina al prezzo di una buona bottiglia di vino. Il consumo delle droghe legali, dice il rapporto, è diminuito negli ultimi cinque anni; in modo rilevante per l’alcool, meno per le sigarette a causa dell'aumento del numero delle fumatrici. (...)

Le mafie italiane hanno trovato nella droga lo strumento finanziario e di penetrazione sociale che ha consentito loro il salto dalla dimensione rurale o provinciale a quella di organizzazioni transnazionali della violenza e della corruzione, e poi della finanza, con sede nei principali centri economici del Nord Italia e nelle capitali finanziarie di mezzo mondo. Lo scenario mondiale è ancora più sconfortante. (...)

Quando si parla di legalizzazione in Italia si pensa generalmente agli spinelli. Negli ultimi dieci anni anche gli antiproibizionisti non hanno fatto molto per smentire questa convinzione (penso alle distribuzioni pubbliche di hashish o marijuana, alla definizione di non-droghe). Ma è un grave errore. Le droghe vanno legalizzate non perché sono innocue, ma anche se - e proprio perché - fanno male. Può esistere un uso pesante delle droghe leggere. Al di là delle demonizzazioni, credo che genitori amorevoli debbano cercare di capire cosa o chi porta un ragazzo allo spinello o peggio a un suo uso frequente, senza drammatizzare ma senza banalizzare. E visto che le conseguenze a lungo termine dell’uso frequente della canapa sono tuttora poco conosciute, è bene tenere una posizione intermedia fra l’allarmismo e il tranquillismo.
Ma se una sostanza fa male, proibita fa peggio. Vietate, le droghe fanno male non soltanto a chi le adopera, ma all’intera società (e ovviamente soprattutto ai più deboli o svantaggiati, che vivono in quei quartieri, o sono più facile obiettivo di quei reati). Vietate, il loro effetto si moltiplica, si trasforma, si deforma orribilmente.
Non esiste alcuna relazione di simpatia fra antiproibizionismo e permissivismo. Un confronto aperto aiuterebbe a dissipare inutili allarmi e a concentrarci sulle soluzioni. Un esempio: che dalle droghe leggere si passi alle droghe pesanti è una leggenda. Questa relazione è falsa, come falso sarebbe il sillogismo di chi dicesse che dal tabacco si passa alla marijuana visto che nella generalità dei casi chi si fa uno spinello ha in passato fumato qualche sigaretta (cosa che di fatto accade a oltre il 90% dei fumatori di cannabis). Le ricerche sul campo ci danno un quadro più realistico della faccenda: in Italia quasi 9 fumatori di spinello su 10 non utilizzano altre sostanze illegali (per la precisione l’87%, secondo il rapporto 2006), mentre c’è un certo numero di persone che alternano la cocaina o l’eroina all’alcool senza fumare spinelli. Certo, è vero che le sigarette si vendono in tabaccheria, mentre l’erba si compra per strada, da rivenditori che possono offrirti anche altra merce, e convincerti a fare qualche esperienza nuova. Questo comporta di per sé rischi di passaggio dalle droghe leggere alle pesanti – ma questa non è semmai una buona ragione per togliere l’erba dalla strada?

Sono soprattutto le droghe più pericolose per la salute individuale, e più dannose alla società che occorre riportare sotto controllo, alla luce della legge, della medicina e dell’assistenza sociale. Tenendo presente che buona parte del danno (o tutto, se si pensa alla criminalità, alla delinquenza, alla corruzione) nasce non dalla droga ma dalle leggi sulla droga. Ecco un buon piano antidroga: sottrare le sostanze alla poderosa macchina propagandistica e distributiva del mercato nero, annullarne la prodigiosa capacità di moltiplicare per decine e centinaia di volte gli investimenti iniziali, impedire che l’assuefazione alla droga si trasformi nel consumatore in assuefazione alla violenza contro gli altri. Affamare le mafie, strappare alla delinquenza i tossicodipendenti in crisi di denaro, convertire gli investimenti dello Stato dalla repressione ad un sostegno massiccio per le comunità terapeutiche, i centri di assistenza, le famiglie che vivono questa piaga. Legalizzare, informare, scoraggiare, e tassare. E fare in modo che l’economia della droga e quella dell’antidroga non abbiano più, al di là delle buone intenzioni dei legislatori e della dedizione spesso eroica di chi opera sul campo, il comune interesse a non far migliorare la situazione. Combattere la droga si può. Combattere i “drogati” è stupido. Lasciare alla criminalità il potere di gestire le immense risorse che il proibizionismo genera è suicida.

Brano tratto da:

domenica 19 agosto 2007

IDEE E PROGETTI PER CASTROCARO 6

6 - IDEE PER IL TERRITORIO: I SISTEMI TURISTICI LOCALI

I Sistemi turistici locali devono favorire la valorizzazione dell’identità e dell’integrazione dei territori in ogni loro aspetto e, su questo presupposto, realizzare forme concrete di marketing territoriale. Si pensi all’importanza strategica che assume il concetto di integrazione: accoglienza, ospitalità, ricettività, trasporti, ricchezze culturali, naturali e paesaggistiche, produzioni tipiche dell’artigianato e dell’agricoltura, enogastronomia.
Il Sistema turistico locale può dunque diventare il laboratorio dove si testa la possibilità di applicare la filosofia del “distretto” ad un territorio turistico; un distretto che acquista caratteristiche molto particolari perché il turismo non è un sistema chiuso, ma un insieme complesso che si esprime attraverso l’offerta di ospitalità e che nasce laddove si fondono componenti sociali, territoriali, ambientali, culturali, economici, infrastrutturali.

(Venerio Brenaggi Funzionario del Servizio Turismo e Qualità Aree Turistiche Regione Emilia-Romagna – P.O. “Osservatorio, analisi e promozione della domanda turistica, organizzazione professioni turistiche, coordinamento procedure”)

Il territorio come valore aggiunto: i sistemi turistici locali
La robustezza raggiunta dal sistema economico regionale, pur in un quadro in cui non mancano elementi di forte preoccupazione e di incertezza, ha spinto la Regione a sperimentare qualcosa di nuovo nel turismo: aprire all’innovazione per poter determinare autonomamente i mercati di riferimento ed essere nelle condizioni, sul mercato, di scegliere e non essere scelti.
La realizzazione di questo obiettivo necessitava di cluster forti, che vedessero in prima fila gli operatori del settore. Questa è la filosofia che ha ispirato l’introduzione dei Sistemi turistici locali (cfr. nuovo art. 13-bis), intesi come valore aggiunto in ogni segmento della domanda, volti in particolare al miglioramento del livello di qualità dei servizi.
È evidente, in ogni caso, l’importanza di assicurare un raccordo tra queste nuove realtà e gli altri livelli istituzionali, quello nazionale (al quale la Regione intende chiedere una svolta nell’innovazione del settore) e quello locale, sia in riferimento ai Club di prodotto, la cui esperienza permette di guardare con fiducia alla competizione futura, sia in riferimento alle Province, che svolgono un ruolo importante di coordinamento. Solo attraverso questo coordinamento sarà possibile fare emergere le specificità territoriali, l’autenticità, la verità, la genuinità dell’offerta turistica regionale in un mix che sfrutti al massimo le tecnologie e le innovazioni organizzative.
L’ultima stagione turistica ha registrato un segno positivo, ma occorre tener conto dei dati generali: nel mondo la domanda turistica aumenta in modo esponenziale e l’Italia ne intercetta solo una minima parte, perdendo progressivamente posizioni e competitività.
Lo sforzo di innovazione che ha compiuto la Regione con l’introduzione degli S TL mira a proporre una modalità innovativa di governance turistica:
– che rappresenti un esempio anche per il livello nazionale, oscillante troppo spesso fra la frantumazione ed un eccessivo centralismo;
– che sia in grado di dare una risposta ai problemi strutturali del turismo, in piena coerenza con le scelte programmatiche che la Regione sta compiendo in alcuni piani fondamentali per l’economia regionale quali il Piano di sviluppo rurale, il Piano sulla ricerca e sviluppo e il Piano operativo regionale di attuazione del Fondo sociale europeo;
– infine, che sfrutti in pieno il principio di sussidiarietà, che la legge ha fatto proprio in ogni suo articolo e che ha inteso rafforzare facendo riferimento esplicito al nuovo articolo 118 della Costituzione
(Massimo Pironi Presidente della Commissione “Turismo, cultura, scuola, formazione, lavoro,sport” dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna – Relatore di maggioranza del progetto di legge)

Sistemi Turistici Locali: la fase due è già cominciata

Ormai quasi tutte le Regioni hanno recepito la legge quadro 135 del 2001 che prevede una nuova organizzazione del territorio, e chi manca all'appello ha già pronta una "bozza pressoché definitiva" di legge regionale.

Se si guardano le diverse normative approntate in questi mesi si può notare però come non tutte le Regioni abbiano compreso fino in fondo, o abbiano davvero condiviso il portato innovativo che è contenuto nel concetto stesso di Sistema Turistico Locale.

Direi anzi che in questa fase i contenuti "rivoluzionari" del STL sono stati notevolmente ridimensionati.

Solo per fare un esempio, mentre nella legge nazionale il "Progetto di sviluppo" è il cuore del STL, a livello regionale, soprattutto nei dibattiti in corso, la lettura che si fa dei STL sembra essere quella di una nuova forma di APT: la grande preoccupazione è l'ambito geografico. Mentre i Progetti diventano corollari e restano nello sfondo, prevalgono le funzioni più tradizionali di promozione turistica.

Probabilmente tutto ciò sta avvenendo perché a livello regionale si pensa di gestire il cambiamento senza modificare l'approccio che ha dato origine in passato alle Aziende di Soggiorno, e negli anni '80 alle APT. Ma così facendo il concetto di STL rischia di non esser compreso dagli stessi soggetti che dovrebbero realizzarlo. In altre parole se si rimane nella logica della semplice promozione turistica le potenzialità dei STL restano inespresse.

Ritengo che tutto ciò stia accadendo perché non si attribuisce la giusta importanza all'aspetto culturale della questione, che va considerato invece una premessa per la gestione del cambiamento; più precisamente se non si assume l'ottica del marketing territoriale tutta la costruzione dei STL rischia di essere tradita.

Dunque se si vuole evitare il rischio di veder nascere Sistemi Turistici Locali che, nonostante l'etichetta nuova, nascondono competenze simili alle vecchie APT, può essere utile tenere a mente alcune regole:

- Dare vita o aderire ad un STL non è un obbligo; non tutti i territori né tutti i Comuni devono sentirsi obbligati a creare dei STL, o ad entrare in Sistemi dei quali non condividono le prospettive,

- non è il territorio che si deve adeguare al STL, ma viceversa il STL deve mantenere il principio dell'adattabilità, e trovare forma e natura adatti al caso ed agli obiettivi,

- il STL deve rappresentare un elemento razionalizzatore del territorio, lungi dal costituire un doppione deve piuttosto riorganizzare il territorio e contribuire a semplificare la babele di enti che vi insistono,

- il STL non si deve occupare solo di promozione e valorizzazione dei beni del territorio, quanto di qualità, di messa a sistema e di integrazione, di interventi sul "prodotto", di distribuzione, di diffusione delle competenze….,

- gli strumenti e le azioni dei STL devono essere innovativi, non c'è bisogno di far nascere dei STL per fare i soliti depliant e per partecipare alle solite fiere,

- la grande opportunità del STL è quella di aggregare soggetti diversi, non solo turistici, e di integrare prodotti e territori. Insomma il STL è la grande occasione per le località attualmente ai margini, e per le mete monoprodotto,

- infine c'è il problema delle risorse: non si fanno i STL con budget che non sarebbero sufficienti nemmeno per affittare uno stand alla BIT di Milano.

REGIONE EMILIA ROMAGNA
LEGGE REGIONALE 06 marzo 2007, n. 2
MODIFICHE ED INTEGRAZIONI ALLA LEGGE REGIONALE 4 MARZO 1998, N. 7 (ORGANIZZAZIONE TURISTICA REGIONALE - INTERVENTI PER LA PROMOZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE TURISTICA - ABROGAZIONE DELLE LEGGI REGIONALI 5 DICEMBRE 1996, N. 47, 20 MAGGIO 1994, N. 22, 25 OTTOBRE 1993, N. 35 E PARZIALE ABROGAZIONE DELLA L.R. 9 AGOSTO 1993, N. 28)
BOLLETTINO UFFICIALE n. 29 del 6 marzo 2007
"Art. 13 bis
Sistemi turistici locali
1.
Le Province promuovono, anche in accordo tra loro, i STL attraverso forme di concertazione con gli enti locali, con le associazioni di categoria che concorrono alla formazione dell'offerta turistica, nonché con altri soggetti pubblici e privati interessati.
2.
Per STL si intendono le aggregazioni rappresentative dei soggetti pubblici e privati che operano per lo sviluppo dell'economia turistica, attraverso la realizzazione d'iniziative di promozione e valorizzazione dei territori e delle destinazioni turistiche dei contesti di appartenenza e di qualificazione e innovazione dei prodotti e dei servizi turistici del territorio e del sistema integrato di offerta turistica. I STL operano nell'ambito di contesti turistici omogenei comprendenti territori caratterizzati dall'offerta integrata di località turistiche, beni culturali ed ambientali, compresi i prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato locale, e dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate.
3.
La Regione riconosce i STL, ai sensi dell'articolo 5, comma 3 della legge 29 marzo 2001, n. 135 Sito esterno(Riforma della legislazione nazionale del turismo), ed ai fini dell'ammissione ai cofinanziamenti regionali previsti dall'articolo 7, comma 3, lettera b).
4.
I STL devono consentire di partecipare su base volontaria a tutti i soggetti in possesso dei requisiti previsti dall'atto costitutivo e definiti sulla base dei criteri per l'ammissione ai cofinanziamenti regionali.
5.
I criteri e le modalità per il cofinanziamento regionale delle iniziative di promozione e valorizzazione dei territori e delle destinazioni turistiche del STL di appartenenza sono stabiliti dalla Giunta regionale, acquisito il parere della competente commissione assembleare, nell'ambito delle disposizioni previste dall'articolo 5, comma 4, lettera d)."

IDEE E PROGETTI PER CASTROCARO 5

5 - IDEE NUOVE: ALBERGO DIFFUSO per TERRA DEL SOLE
Altre idee per innovare l'offerta turistica e valorizzare il patrimonio storico locale a partire dalla cittadella medicea di Terra del Sole.



NUOVI MODELLI DI OSPITALITA’: L’ALBERGO DIFFUSO, UNA FORMULA PER INTENDITORI

La gestione strategica del territorio. Il caso dell’Albergo Diffuso

IDEE E PROGETTI PER CASTROCARO 4

4 - IDEE NUOVE: TERMALISMO e FITNESS
Gianfranco Bolognesi nell'intervista al Carlino dichiara che per uscire da questa crisi «Occorre sprovincializzarsi, guardare lontano, confrontarsi. Servono idee nuove ...».
tralasciamo il resto dell'analisi di Gianfranco, in quanto non è pensabile che l'avvicendamento politico sia la panacea per "risalire la china", soffermiamoci invece sulla necessità di guardarsi attorno per cercare idee ... e senza bisogno di guardare troppo lontano facciamo un giro sulle colline
alle spalle di Castel San Piero Terme per capire come si fa termalismo e fitness valorizzando il territorio ...
Date uno sguardo all'acquapark della salute realizzato nel Villaggio della salute di Monterenzio

IDEE E PROGETTI PER CASTROCARO 3

3 - sabato 18 agosto è la volta di Alessandro Bombardini (consigliere di maggioranza nonché segretario locale della Fiamma Tricolore) che promette di far diventare la rocca di Montepoggiolo museo dei reperti archeologici di Cà Belevedere ... Unica nota stonata di colore, non esiste nessun Archeoclub di Castrocaro (<= vedere per credere) per cui lo stesso Bombardini che si auto-proclama "presidente" o è un bugiardo o un visionario (ma si sa autorefenzialità imperante ... d'altronde quando non c'è spazio in giunta ci si deve inventare qualche carica onorifica)

IDEE E PROGETTI PER CASTROCARO 2

2 - Sprovincializzarsi e guardare lontano
Dopo le prime critiche mosse da Minisci sui motivi della crisi di immagine e identità turistica di Castrocaro anche Gianfranco Bolognesi, noto "patron" del blasonato ristorante La Frasca era sceso in campo sulla querelle ...

da Il Resto del Carlino di FRANCESCA MICCOLI
«HA DELIZIATO i palati più esigenti e raffinati, riscuotendo unanimi consensi. La sua 'Frasca' ha ospitato buongustai di acclarata fama, nomi altisonanti della politica, dell'economia, dello spettacolo. Personaggi che hanno gestito le sorti dell'umanità come Papa Giovanni Paolo II. Oggi, dopo 36 anni di onorata attività all'ombra del Campanone, Gianfranco Bolognesi, già primo sommelier d'Italia, si appresta a lasciare Castrocaro per cercar gloria in quel di Milano Marittima. Per il prestigio della città termale è l'ennesimo, duro colpo.Gianfranco Bolognesi, da settimane a Castrocaro non si parla d'altro: il trasloco de La Frasca, autentico orgoglio cittadino, a Milano Marittima.«Da parte mia nessun commento. Ho letto i giornali, ho sentito il rincorrersi delle voci ma personalmente non ho mai rilasciato alcuna dichiarazione. Ci sono delle trattative in corso e, per ragioni di correttezza, fino a quando gli accordi non saranno perfezionati non parlerò».
Il probabile trasloco del suo ristorante-enoteca, la rinuncia al premio internazionale di poesia intitolato ad Aldo Spallicci, la cancellazione dei concerti estivi del Naima: sintomi evidenti del preoccupante declino della città termale.

«Ho letto le denunce di Michele Minisci e Claudio Mancini. E' vero, il nostro paese sta attraversando una fase critica ma l'allarmismo che si è venuto a creare mi sembra assolutamente esasperato». E' innegabile, tuttavia, che per Castrocaro non sia un momento particolarmente propizio... «Si tratta di una crisi che ha radici lontane. Negli anni Sessanta e Settanta Castrocaro ha vissuto il suo periodo aureo, poi si è adagiato sugli allori registrando un progressivo declino. Un malessere che è il prodotto di molteplici fattori: in primis il governo di una classe politica che non si è dimostrata al passo coi tempi. Gli amministratori nel recente passato non hanno compreso che non si può puntare tutto sul termalismo e sul festival delle Voci Nuove.
Il Grand hotel e le Terme hanno sostenuto importanti investimenti e stanno facendo miracoli, ma non sono sufficienti per sottrarre turisti alle città limitrofe. Alcuni anni fa si era ipotizzata la costruzione di un palacongressi nell'area compresa tra il Park hotel e il campo sportivo. Un progetto valido e convincente inspiegabilmente naufragato. Un palazzetto polivalente avrebbe risolto molti problemi. (ndr: è dalla fine degli anni '80 che se ne parla!!!) L'organizzazione di convegni, congressi, concerti, manifestazioni di varia natura avrebbe portato nella cittadina termale molte persone, rivelandosi una panacea per le strutture ricettive e gli operatori economici. Tuttavia, ripeto, la situazione non è così drammatica. Castrocaro, che assieme a Bertinoro e Brisighella vanta uno dei più suggestivi borghi della Romagna, ha ancora molto da dare».
Se si tratta di una crisi temporanea e reversibile, perché ha deciso di migrare in riviera? «Come ho già detto, non dirò una sola parola sull'argomento».
Come si esce da questa crisi? «Occorre sprovincializzarsi, guardare lontano, confrontarsi. Servono idee nuove e il recente avvicendamento governativo è una buona base di partenza per risalire la china. L'alternanza è il sale della democrazia, stimola il confronto, sviluppa le idee, favorisce la crescita, premia le risorse umane. Da tempo si sentiva l'esigenza di cambiare, una convinzione confermata dall'esito delle urne. E non ne faccio una questione politica, non importa se al potere sia la destra o la sinistra. Ciò che è indispensabile è il confronto, preludio a cambiamento e crescita». Da dove nasce il suo ottimismo? «In questo momento un atteggiamento critico e pessimista sarebbe solo nocivo. Inoltre il nuovo sindaco mi sembra una persona capace e preparata. Finalmente le urne hanno premiato un nome nuovo, estraneo all'universo politico ma ben inserito nel tessuto sociale. Recentemente Francesca Metri è stata ospite a 'La Frasca' e ho avuto modo di confrontarmi con lei. Nutro grande fiducia nella sua amministrazione che sembra avere buone idee e la giusta determinazione per realizzarle. Nell'era di internet con il mondo a portata di click, un rinnovamento della classe politica era indispensabile. Sul web esiste un patrimonio inimmaginabile a cui attingere per partorire idee nuove, progetti e programmi moderni. E' giunta l'ora di rimboccarsi le maniche. I presupposti per uscire dalla crisi ci sono»

IDEE E PROGETTI PER CASTROCARO 1

1 - Il primo contributo concreto arriva da Michele Minisci.
Michele è prodigo di suggerimenti, tutti molto interessanti e da prendere in seria considerazione ...
Minisci, manager musicale e titolare dello "storico" Naima club, ha tentato quest'estate un'esperienza castrocarese purtroppo non decollata come ci si attendeva. vedi in proposito:
CASTROCARO - Anche il 'Naima' abbandona la cittadina termale
Castrocaro, il Naima annulla i concerti: ''Qui non viene nessuno''
L’organizzatore, Minisci del Naima Club, critica la mancanza d’appeal della città termale


clicca sui ritagli di giornale per leggere le sue proposte ....

venerdì 17 agosto 2007

IDEE E PROGETTI PER CASTROCARO

Apriamo una nuova rubrica, un nuovo contenitore, dove raccogliere idee e proposte per rilanciare l'immagine di Castrocaro Terme e Terra del Sole, per contribuire a ri-costruire il "prodotto turistico", per ri-innovare l'offerta turistica compatibilmente con le risorse e le caratteristiche intrinseche delle nostre località, evitando eccessi e incongruità.
Spazio a idee innovative, geniali, fresche, originali, estrose e creative.

mercoledì 15 agosto 2007

LOTTA CONTINUA

Il potere logora chi non c'è l'ha e per il presidente margheritino della Provincia di Forlì Cesena il potere di scegliersi i propri vassalli è inviolabile, indiscutibile, divino!!!
Sembra di capire che non ci sia peggior sordo di chi non vuole capire quando Massimo Bulbi dichiara che "non credo che le scelte che spettano al presidente della Provincia le debba fare il segretario di un partito"

lunedì 13 agosto 2007

NEL CENTRO SINISTRA SE LA CANTANO E SE LA SUONANO

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FUSSI, l'ex un po' di tutto un po' di più, ha scatenato un vespaio nel centro-sinistra, non c'è stato neanche bisogno di lanciare il "sasso nella piccionaia" della politica locale, han fatto tutto da soli !!!

I piccioni e gli impiccioni della politica questa volta sono assediati da uno sciame di vespe killer annidate dentro il loro stesso alveare.

La scena che si presenta ai nostri occhi di osservatori disincantati è veramente gustosa per non dire disgustosa.
Eravamo ormai abituati, in pieno ferragosto, a politici che si spartivano le poltrone o che deliberano scelte scandalose, lontano da occhi indiscreti, senza fragore e senza clamore ma, quest'anno i fuochi d'artificio sono esplosi in pieno giorno e alla luce del sole si sono scatenate pure le polemiche interne al nascente Partito Democratico nei loro più fertili territori di pascolo.

Possiamo solo immaginare due ipotetici scenari:
la prima è che si tratti di una bolla di sapone, di un po di can can per far vedere che qualcuno ha i muscoli e le palle, poi al rientro dalle fiere tutto si sarà chiarito e non se ne parlerà più, nel senso che Fussi avrà avuto il suo "posto al sole" e la Margherita qualche altro vantaggio che non sapremo mai in quale luogo recondito dei meandri della politica italiana;
la seconda è che Fussi si metterà in pantofole e si godrà la pensione lontano dagli intrighi di potere e rivolgerà il suo tempo libero in qualche benemerita associazione di volontariato locale a far giocare i bambini in attività ludiche e, i politici locali, finalmente moralizzati, applicheranno le poche ma essenziale leggi democratiche senza più favoritismi e, attraverso il conivolgimento attivo della gente comune, adotteranno scelte essenziali di pubblica importanza nella massima condivisione civica.

Ma questa seconda ipotesi credo sia fantapolitica a cui nessuno crede più, per cui ci si aspetta da parte dei nostri politici una terza ipotesi che solo loro sapranno inventare e creare come funamboli dal nulla più profondo.

domenica 12 agosto 2007

Nella casta degli intoccabili anche l'ex sindaco di Castrocaro

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Fussi Maurizio, nato a Castrocaro Terme e Terra del Sole l’1 marzo 1948, ex geometra di una ex cooperativa edile forlivese, ex assessore "indipendente" del PCI dal 1985 al 1990, ex Sindaco dal 1997 al 2007 del Comune termale.
Dal 2003 è anche presidente dell'Unione di Prodotto Terme della Regione Emilia Romagna, nomina ottenuta probabilmente per le competenze dimostrate nella gestione del comparto termale di Castrocaro: due piani industriali, vari cambi di gestione e la svendita del patrimonio immobiliare. Il termalismo “sanitario” e quello del “Centro benessere” non decollano, il Padiglione delle Feste, il Grand Hotel, il Parco e la piscina non producono
entrate significative, un padiglione termale è stato svuotato, così come chiudono progressivamente le piccole attività commerciali.
Alle elezioni amministrative del 27 e 28 maggio 2007 il centro-sinistra, proponendosi in continuità con la decennale gestione Fussi, ha consegnato al centro-destra il Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole in un piatto d’argento. Nel 2002 il candidato Sindaco Fussi ottenne - con il 78,47% di votanti - un consenso attestabile sul 55%, nel 2007 William Sanzani (successore ideale di Fussi) - con 75,43% votanti (un calo del 3%) - ha ottenuto un 40% di consensi, con una diminuzione sostanziosa del 15%.
Il fallimento della gestione comunale di Fussi è tutta nelle dichiarazioni post-elettorali dello stesso centro-sinistra: «Sono stati sottovalutati i richiami di una parte del centro-sinistra ad un maggiore coinvolgimento dei cittadini nelle scelte importanti ed ammettiamo che le nostre valutazioni politiche si sono dimostrate errate. Abbiamo focalizzato l'attenzione su temi che noi ritenevamo di estrema importanza nelle strategie del territorio, non percependo che negli ultimi anni la richiesta di risolvere problematiche "più vicine" al cittadino era diventata forte»
L'ex geometra, l'ex assessore, l'ex sindaco Fussi ha lasciato in eredità ai propri concittadini una situazione turistica locale drastica e una gestione termale discutibile.
Nel 1990, le presenze turistiche a Castrocaro toccarono quota 300 mila.
Da allora, fino al trasferimento al nostro Comune della proprietà termale, nel 1997, sono crollate del 41% e, nel decennio della maggioranza di centrosinistra guidata dallo stesso ex Sindaco Fussi, le presenze turistiche sono precipitate di un ulteriore 22%.
Non è bastata la "batosta elettorale" per mettere la "testa a posto", i "politici di professione" continuano imperterriti a considerarsi una casta privilegiata che «pensa anzitutto ad arricchirsi e a fare i propri interessi» (indagine FNE-Demos-Pragma settembre 2005).
data: 10/08/2007 titolo: Fussi nominato nella Società "Promozione&Turismo"

UFFICIO STAMPA DEL COMUNE DI FORLÌ
10.08.2007
Foglio Notizie n. 240
MAURIZIO FUSSI NOMINATO NEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETA’ “PROMOZIONE E TURISMO
Con proprio decreto il Sindaco di Forlì ha nominato quale componente del Consiglio di Amministrazione della Società “Promozione e Turismo” Maurizio Fussi. Fussi, già sindaco di Castrocaro e attuale presidente dell’Unione di Prodotto Terme, Salute e Benessere è stato nominato in virtù della sua pluriennale esperienza in qualità di amministratore di un ente locale con spiccata vocazione turistica. La durata dell’incarico è triennale.

Così, alla faccia della gente comune, incuranti di tutto, l'ex geometra, l'ex assessore, l'ex sindaco, rischia seriamente un ricco premio di riconoscimento alla carriera per gli "splendidi" risultati politici ottenuti: futuro presidente, per 17.000 euro all'anno, di Promozione Turismo (nata Srl e trasformata in Spa, con lo scopo di promuovere il turismo dei territori della Romagna attraverso il tentato sviluppo dell’aeroporto di Forlì ha fallito il suo scopo), una scatola vuota piena di debiti (mel 2005 le perdite ammontavano a 596 mila euro, e nel 2006 il deficit è di 245 mila euro).
Per saperne di più "Terremoto per le società partecipate da enti locali - il Resto del Carlino di Forlì 27/05/2007" - "i manager in rosso - Il Resto del Carlino di Forlì 27/05/2007" - "Castagnoli (Margherita): «il PD sia più rigoroso, basta sprechi - Il resto del Carlino Forlì 27/05/2007" - "FORLI' - Aeroporto, Nervegna (FI): ''Centrosinistra colpevole del tracollo gestionale - Romagna oggi 16/07/2007''
Ma lasciategli godere la pensione in santa pace nella speranza che almeno nel suo tempo libero non faccia più danni di quanti già fatti ai suoi concittadini.
Ormai «nulla più ci sorprende. sappiamo che a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si prende. Per cui pensiamo male a priori. Assecondati dai fatti» (Ilvo Diamanti - Il "senso cinico" degli italiani - La Repubblica 12/08/2007)
"Maurizio Fussi" dal web:

Unione di Prodotto Terme, nominati i nuovi Presidente e Coordinatore. Maurizio Fussi e Tiziano Tanzi ai vertici

Con il 2008 - dice Maurizio Fussi, presidente dell'Unione - affronteremo il mercato con un nuovo approccio. Il messaggio che lanceremo è che il nostro territorio ha qualcosa in più da offrire. Le Terme e i Centri Benessere si metteranno in vetrina come destinazioni turistiche con itinerari d'arte e di cultura, tappe enogastronomiche uniche, circuiti sportivi che vanno dal golf alle escursioni a cavallo, dai trekking nella natura ai percorsi in bicicletta." Basterebbe questo 'per farci scegliere, ma noi siamo anche centri di eccellenza del benessere termale, specializzati in terapie dolci, efficaci, a base di acqua preziosa" (brano tratto da "Rivoluzione alle terme Emilia-Romagna")

FORLI' - Maurizio Fussi è il nuovo presidente di ''Promozione e turismo''

MAURIZIO FUSSI NOMINATO NEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETA’ “ PROMOZIONE E TURISMO”

Castrocaro - Inaugurato il nuovo supermercato Conad

Oggetto: spazio naturista

cittadinanza onoraria a Lilli Gruber

EMILIA ROMAGNA / PARTITA LA CAMPAGNA PROMOZIONALE 2006 DELL’ UNIONE DI PRODOTTO TERME, SALUTE E BENESSERE

IL SINDACO ULIVISTA DI CASTROCARO TERME, CADE DALL'ULIVO

sabato 11 agosto 2007

Il Codice 2003 della privacy in vigore dal 1° gennaio 2004


Il Codice 2003 della privacy in vigore dal 1° gennaio 2004

Non è buon giornalismo, e comunque non è mai lecito, ledere la dignità delle persone per mero "gossip", utile ad aumentare le vendite ...

Relazione 2005 (con uno sguardo al 2006) del Garante della privacy (Roma, 7 luglio 2006).
Francesco Pizzetti:
Non è buon giornalismo, e comunque non è mai lecito, ledere la dignità delle persone per mero "gossip", utile ad aumentare le vendite o a solleticare forme di "voyerismo".///// In allegato il testo della relazione

Diffamazione a mezzo stampa

In occasione del 2° Convegno regionale “Giustizia e Informazione” - Bema (So), sabato 8 luglio 2006 - nella relazione di Francesco (“Franco”) Abruzzo - presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia - si legge:

"La «trappola» dell’articolo 2947 del Cc. Con la sentenza n. 5259/1984, la Corte di Cassazione ha stabilito che ogni cittadino può tutelare il proprio onore e la propria dignità in sede civile senza avviare l’azione penale. Ogni cittadino può agire in sede penale entro tre mesi dalla pubblicazione della notizia diffamatoria (art. 124 Cp). Il Parlamento non ha provveduto, dopo la sentenza, a coordinare il tempo per l’azione civile con quello previsto per l’azione penale. Così è rimasto in vigore l’articolo 2947 del Cc, in base al quale «il diritto al risarcimento del danno derivante da fatto illecito si prescrive in 5 anni dal giorno in cui il fatto si è verificato...In ogni caso, se il fatto è considerato dalla legge come reato e per il reato è stabilita una prescrizione più lunga, questa si applica anche all’azione civile». Questa norma espone giornalisti ed aziende al rischio di vedersi citare in giudizio, anche a distanza di 7-10 anni, per fatti remoti e sui quali il giornalista non ha conservato alcuna documentazione. L’azione di risarcimento dovrebbe essere ridotta a 180 giorni dalla diffusione della notizia ritenuta diffamatoria.
(...)
Tornare all’antico: escludere il decreto penale per i reati perseguibili a querela come il reato di diffamazione a mezzo stampa. L’articolo 459 Cpp (Casi di procedimento per decreto), riscritto dalla legge 16 dicembre 1999 n. 479 sul giudice unico, riserva una sorpresa sgradita. Dice questo nuovo articolo: «Nei procedimenti per reati perseguibili di ufficio ed in quelli perseguibili a querela (come la diffamazione, ndr) se questa è stata validamente presentata e se il querelante non ha nella stessa dichiarato di opporvisi, il pubblico ministero, quando ritiene che si debba applicare soltanto una pena pecuniaria, anche se inflitta in sostituzione di una pena detentiva, può presentare al giudice per le indagini preliminari, entro sei mesi dalla data in cui il nome della persona alla quale il reato è attribuito è iscritto nel registro delle notizie di reato e previa trasmissione del fascicolo, richiesta motivata di emissione del decreto penale di condanna, indicando la misura della pena». Il decreto penale, con la condanna a una pena pecuniaria, è inappellabile. C’è da sperare che il Gip non accolga la richiesta del Pm. In precedenza non era previsto il decreto penale per i reati perseguibili a querela. Bisogna tornare all’antico e in fretta, escludendo il decreto penale per i reati perseguibili a querela come il reato di diffamazione a mezzo stampa."

brani tratti da: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=391

LA RIPARAZIONE PECUNIARIA PER IL REATO DI DIFFAMAZIONE E’ DOVUTA ANCHE DALL’EDITORE in base all’art. 11 della legge 8.2.1948 n. 47 (Cassazione Sezione Terza Civile n. 21366 del 10 novembre 2004, Pres. Fiduccia, Rel. Travaglino).
In base all’art. 12 della legge 8.2.1948 n. 47 nel caso di diffamazione a mezzo stampa la persona offesa può ottenere, oltre al risarcimento dei danni, una somma a titolo di riparazione. L’entità della riparazione pecuniaria è determinata in relazione alla gravità dell’offesa e alla diffusione dello stampato. Tale riparazione è dovuta non solo dal responsabile del reato, ma anche dall’editore, in quanto, a termini dell’art. 11 della legge 8.2.1948 n. 47, per i reati a mezzo stampa l’editore è civilmente responsabile in solido con gli autori del reato (Cassazione Sezione Terza Civile n. 21366 del 10 novembre 2004, Pres. Fiduccia, Rel. Travaglino).


Privacy e giornalismo

Documento del “Garante della privacy” su diritto di cronaca e rispetto delle persone.
Alcuni chiarimenti in risposta ai quesiti posti dall’Ordine nazionale dei Giornalisti.

Interesse pubblico e essenzialità dell’informazione

Il giornalista valuta, dapprima, quando una notizia riveste effettivamente un rilevante interesse pubblico e, successivamente, quali particolari relativi a tale notizia sia essenziale diffondere al fine di svolgere la funzione informativa sua propria. La diffusione di un determinato dato può essere ritenuta necessaria quando la sua conoscenza da parte del pubblico trova giustificazione nell’originalità dei fatti narrati, nel modo in cui gli stessi si sono svolti e nella particolarità dei soggetti che in essi sono coinvolti.

Quando non si ravvisa tale necessità oppure quando vi siano specifiche limitazioni di legge alla divulgazione di informazioni spesso connesse a determinati fatti di cronaca, il giornalista può comunque riferire di questi ultimi prediligendo soluzioni che tutelino la riservatezza degli interessati (ricorrendo ad esempio all’uso di iniziali, di nomi di fantasia e così via). Va tuttavia evidenziato come, in taluni casi, la semplice omissione delle generalità delle persone non basta di per sé ad escludere l’identificazione delle medesime: quest’ultima, infatti, può realizzarsi attraverso la combinazione di più informazioni concernenti la persona (l’età, la professione, il luogo di lavoro, l’indirizzo dell’abitazione, ecc.).

brani tratti da: Deontologia e privacy

venerdì 10 agosto 2007

FALSI E LEGGENDE SULL'USO DELLA MARIJUANA

Il Ministero della Salute ha appena pubblicato le tabelle indicanti i limiti massimi delle diverse droghe, oltre i quali chi le detiene potrà essere considerato spacciatore e finire in prigione dai 6 ai 20 anni. Riguardo alla cannabis questi limiti sono generosamente alti: 500 mg di principio attivo corrispondenti a 60 spinelli (al 3% di THC). Contrariamente a quanto ha dichiarato il Ministro Gasparri “Ora certi magistrati non potranno più fare il loro comodo favorendo lo spaccio della droga” sarà il giudice a decidere se la sostanza è destinata ad un uso non esclusivamente personale, anche in deroga alle tabelle ministeriali.

La novità della legge Fini-Giovanardi è quella di considerare la marijuana alla stessa stregua e della cocaina e dell’eroina. Pertanto la canapa viene spostata dalla Tabella II a quella I, dove sono elencate le droghe più “pesanti”, inclusa la cocaina e l’eroina. Viceversa, il Governo britannico nel 2003 ha spostato la canapa dalla Classe B alla Classe C, tra le droghe meno pericolose (in Inghilterra le droghe sono catalogate in tre classi, A, B e C, in ordine decrescente di pericolosità).
Evidentemente gli esperti del Governo britannico (Advisory Council on the Misuse of Drugs) ritengono che la tossicità della cannabis sia inferiore a quanto ritengono quelli del Governo italiano. Se la classificazione della canapa è avvenuta sulla base delle conoscenze scientifiche c’è da chiedersi se gli esperti abbiano letto la stessa letteratura scientifica sull’argomento o se gli esperti italiani abbiano evitato la fatica di passare in rassegna l’immensa letteratura sui pericoli dell’uso della marijuana.

Nel corso degli ultimi cento anni i governi di differenti nazioni hanno incaricato delle commissioni per stabilire i danni del consumo di marijuana sui consumatori e sulla società. Le conclusioni delle commissioni, a cominciare da quella indiana sulla cannabis del 1894 al più recente Cannabis 2002 dei Ministeri della Sanità di Belgio, Francia, Svizzera, Germania e Olanda, sono state che l’uso della marijuana non è un problema tanto grave da sottoporre a procedimenti penali le persone che ne facciano uso o la possiedano a tale scopo.

In verità molte affermazioni sulla pericolosità della cannabis (la marijuana uccide, rende schizofrenici o criminali, fa perdere la memoria, rende impotenti, è la principale causa di incidenti stradali) sono delle esagerazioni, generalizzazioni o delle vere e proprie leggende. Succede anche che le stesse evidenze scientifiche siano interpretate in modo differente dai proibizionisti e dai teorici della legalizzazione. Ad esempio, il fatto che quasi tutti i consumatori di eroina o cocaina abbiano usato in passato anche la marijuana viene considerato dai proibizionisti la prova che la marijuana è la causa del passaggio alle droghe pesanti. Lo stesso fatto viene spiegato dai teorici della legalizzazione come un’associazione statistica nel senso che essendo l’uso della marijuana così diffuso, è statisticamente probabile che quella percentuale relativamente piccola di persone che usano droghe pesanti abbia usato in passato anche la marijuana. A sostegno di tale interpretazione sta il fatto che la massima parte dei consumatori di marijuana non passa ad usare alcuna droga pesante. Un recente rapporto della commissione inglese sui pericoli dell’uso di cannabis dichiara “ammesso che la cannabis sia la porta di passaggio alle droghe pesanti, questa porta deve essere molto stretta se la maggioranza dei consumatori di cannabis non passa mai alle droghe della Classe A”. Paradossalmente, senza volerlo, la nostra legge, dichiarando la marijuana droga pesante, mette fine all’intramontabile leggenda che questa droga leggera porta alle droghe pesanti.

Un altro argomento forte a sostegno della pericolosità della cannabis è che essa induca la schizofrenia. In verità questa condizione è più frequente tra i forti fumatori di marijuana che non tra i non fumatori. Ma anche questa volta si può sostenere che non è la marijuana a provocare la schizofrenia ma che gli schizofrenici sono più portati ad usare la marijuana, probabilmente per attenuare il loro disagio interiore. E’ vero tuttavia che la marijuana può esacerbare i sintomi psicotici negli schizofrenici e talvolta produrre episodi di panico, ansia e paranoia nelle persone normali.

La Tabella I della legge Fini-Giovanardi oltre a oppio, coca e amfetamine include “ogni altra sostanza che produca effetti sul sistema nervoso centrale ed abbia capacità di determinare dipendenza fisica o psichica dello stesso ordine o di ordine superiore a quelle (sic) precedentemente indicate”. A parte le incertezze sintattiche, l’articolo di legge è incoerente, altrimenti avrebbe dovuto inserire nella Tabella I anche l’alcol e il tabacco, poiché essi producono una dipendenza di gran lunga superiore a quella prodotta dalla cannabis.

Equiparare i rischi rappresentati dall’uso della cannabis a quelli dell’uso di altre sostanze molto più potenti dal punto di vista farmacologico danneggia la credibilità della legge; le bugie e le esagerazioni sui pericoli della marijuana servono poco a dissuadere i giovani dal provarla e possono sortire l’effetto opposto.
Il Governo americano, su pressione dell’opinione pubblica, investe ingenti risorse per ricerche atte a dimostrare la pericolosità biologica della cannabis. È probabile che l’”accanimento” scientifico porterà a scoprire qualche effetto negativo della cannabis sfuggito alle indagini delle commissioni nel corso degli ultimi cento anni, ma è improbabile che esso sarà così grave come quelli prodotti dal finire in prigione.
06/04/2006 Gian Luigi Gessa

Doveri dei giornalisti in rapporto al diritto di cronaca (in particolare giudiziaria) e di critica.

Doveri dei giornalisti in rapporto al diritto di cronaca (in particolare giudiziaria) e di critica.

Ricerca di Franco Abruzzo

(presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e docente di Diritto dell’informazione all’Università degli Studi di Milano Bicocca e all’Università Iulm di Milano).

1. Premessa. Il rispetto della dignità della persona umana fondamento della nostra Costituzione. L’interesse dello Stato all'integrità morale della persona. Il concetto (giuridico) di giornalismo.

2. I padri costituenti e i limiti del diritto di cronaca nella legge sulla stampa del 1948.

3. Diritto di cronaca, diritto dei cittadini all’informazione e Corte costituzionale.

4. La professione giornalistica, come quella degli avvocati e dei medici, è nella Costituzione.

5. Il "decalogo" della Cassazione sui limiti del diritto di cronaca.

6. Il diritto di cronaca (e di critica) ancorato a "notizie vere". La cronaca giudiziaria e il limite del rispetto del principio della presunzione di non colpevolezza (o di innocenza).

7. Diffamazione e responsabilità civile di editore, direttore e articolista.

8. La riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa. L’interdizione dalla professione.

9. Diffamazione online: la Cassazione ribalta le regole. Competente il tribunale in cui risiede il presunto danneggiato.

10. Privacy. Analisi del Codice deontologico.

11. Segreto professionale. Con le sentenze Goodwin e Roemen la Corte di Strasburgo impone l’alt alle perquisizioni nelle redazioni a tutela delle fonti dei giornalisti. Pm e giudici italiani devono indagare solo sui loro collaboratori (che "spifferano" le notizie) e non su chi riceve l’informazione.

12. Conclusioni. Il monito di Walter Tobagi contro la "superinformazione" e i "Comitati di Giustizia e Stampa" di Adolfo Beria di Argentine. Il giornalista (come l’avvocato) parte nel procedimento penale.