giovedì 26 luglio 2007

IL PECCATO PIU' GRANDE E' L'INDIFFERENZA


Ieri sera (mercoledì 25 luglio) siamo andati (udite! udite tutta! tutta la famiglia al completo, figli compresi) a Riccione, ma mica a vedere le vetrine di V.le Ceccarini ... Nò! Siamo andati a Riccione ad ascoltare Don Andrea Gallo (Genova, 1928), il fondatore e tutt'ora guida della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova che accoglie tutti coloro che si trovano in situazione di disagio.
"Come tutte le persone veramente eccezionali, crede di essere e di comportarsi come chiunque altro. Se fosse vero, il mondo sarebbe un posto migliore."
Così lo presenta l'editore del suo ultimo libro "Io cammino con gli ultimi".
Prima della sua "conferenza" (più una confessione a voce alta) l'ho avvicinato chiedendogli se poteva dedicarmi due minuti e così gli ho "dato il "Manifesto in memoria di Alberto", l'adesivo "io sono amico di Alberto" e una cartellina contente le fotocopie dei "pezzi" giornalistici che sappiamo ed anche dell'articolo pubblicato da Liberazione sulla "marcia dei 1.000".
Prima distrattamente, stava fra l'altro parlando con alcuni suoi amici riccionesi, poi con intensità si è concentrato sulla lettura, ha scorso anche le fotocopie dei giornali locali mentre, l'articolo di Liberazione l'ha ponderato con maggior attenzione.
Ha alzato gli occhi sopra le lenti, si è tolto il sigaro, ha preso uno dei suoi libri (quello che ho poi acquistato e che di seguito riproduco alcuni brani oltre alla copertina e alla "sguardia") e con una biro ha siglato una pagina bianca.
Mi ha allungato il libro e poi abbiamo parlata con calma e sottovoce. Mi sentivo come nel confessionale, ma non mi stava interrogando sui miei misfatti ne assolvendo da chissà quali colpe, mi stava solo suggerendo di non mollare, di coinvolgere la gente, di farla partecipare, di confrontarsi apertamente, di battersi per sconfiggere l'indifferenza, quella che lui definisce l'ottavo vizio capitale.
Dopo per quasi due ore, questo "prete da marciapiede" (così si è definito per testimoniare la sua appartenenza al mondo degli "ultimi") ha lucidamente e cristianamente "inveito" contro lo "strapotere del mercato", contro la "opulenza occidentale", contro "l'indifferenza, il più grande peccato contemporaneo".
E' un accanito propugnatore della difesa ad oltranza della Bibbia laica per eccellenza della nostra Repubblica, la Costituzione democratica.
E' uno scomodo testimone delle nefandezze politiche di questi professionisti dell'inganno a danno della sovranità popolare.
E' un "cattolico marxista", un "angelico anarchico", un "desaparecido vivente", un "subcomandante del riscatto sociale", un "oppositore alla tolleranza zero" (anche un'intervista esclusiva contro la legge sulla droga "fini-giovanardi"in formato wmv) è un prete che con semplicità, pragmatismo, dialogo, confronto, conoscenza e coscienza sa costruisce un futuro per chi non ha più speranza.
Per lui i diversi siamo noi benpensanti, ciechi e sordi ai diritti negati dei nostri simili, sfruttatori di risorse a nostro esclusivo vantaggio e a danno dei 3/4 della popolazione mondiale, ignoranti dei principi fondamentali di uguaglianza e insensibili alla tolleranza.
E' don Gallo un prete anomalo, senza verità in tasca ma con idee chiare in testa «Cammino da quarant'anni sulla strada e rispetto la fatica di chi deve affrontare, con i propri figli, un percorso lungo e difficile. Mi sento vicino a coloro che non hanno mai la parola. Al contrario di molti che la monopolizzano, esercitando un vero colonialismo nella società. E sento il dovere di avvertire i giovani dei pericoli che corrono e delle risorse di cui possono disporre. Nei confronti degli altri (media, politici, benpensanti, chiese, scuola) è mio diritto ridimensionare i problemi della dipendenza, chiarendoli in modo lucido nelle analisi e nella sintesi. Bisogna confrontarsi lealmente, approfondire e non ritenere verità assoluta la propria visione della realtà «droga». In questo campo minato, le metodologie devono costruirsi in un processo di trasformazione sociale collettiva
Se la chiesa cattolica fosse questa, quasi quasi, mi converto!
Quando poi, al termine della sua conferenza (questa sì una sua confessione pubblica) abbiamo imboccato la strada per tornare all'auto ho aperto il libro dalla copertina rossa e dal titolo di una nota canzone di De Andrè (suo grande amico) e mi sono trovato davanti agli occhi la "dedica" agli "amici di Alberto" e ... la sua "struggente" richiesta di perdono .... ad Alberto!

Un libro da leggere urgentemente, clicca sulla copertina, fatti un'idea, poi ordinalo!!!!


Vale la pena cliccale sull'immagine seguente, ho riunito a mo' di sintesi alcuni sui "pensieri" sul tema delle droghe leggere, dateci un'occhiata e poi riflettete ...

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