venerdì 27 luglio 2007

PER QUANTO VOI VI CREDIATE ASSOLTI

E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
Canzone del maggio - Fabrizio de Andrè
da Storia di un impiegato (1973)

PER FARE IL CONFRONTO SU COME I GIORNALI LOCALI HANNO "TRATTATO" IL "CASO" DI ALBERTO CLICCA SULL'IMMAGINE


I presupposti per un corretto esercizio del diritto di cronaca.


Si è detto che il diritto di cronaca deve essere esercitato correttamente e cioè senza travalicare i limiti imposti dall’ordinamento e dal rispetto dei diritti altrui.
Entrando nello specifico di tali limiti, la giurisprudenza ha affermato che, in tema di diffamazione a mezzo stampa, il diritto di cronaca può essere esercitato (quando possa derivarne la lesione all'altrui reputazione, prestigio o decoro) soltanto qualora vengano dal cronista rispettate le seguenti condizioni:

a) che la notizia pubblicata sia vera (con l'obbligo del giornalista di accertare la verità della notizia e di controllare la attendibilità della fonte. Il giornalista quindi non può fidarsi di notizie rese pubbliche da altre fonti informative tipo altri giornali o agenzie, ma deve verificare personalmente e direttamente);

b) che esista un interesse pubblico alla conoscenza dei fatti riferiti in relazione alla loro attualità ed utilità sociale secondo il principio della pertinenza;

c) che l'informazione venga mantenuta nei giusti limiti della più serena obbiettività;

d) che l'esposizione sia corretta, in modo che siano evitate gratuite aggressioni all'altrui reputazione, secondo il principio della continenza, anche con riferimento alle modalità espressive e al tenore sintattico.

Il principio fondamentale messo a punto dalla Corte di Cassazione è dunque quello che il diritto di cronaca non esime di per sé dal rispetto dell'altrui reputazione e riservatezza, ma giustifica intromissioni (anche lesive) nella sfera privata dei cittadini solo quando esse possano contribuire alla formazione di una pubblica opinione su fatti oggettivamente rilevanti per la collettività.
Solo se sussistono gli elementi di cui sopra (verità dei fatti, interesse pubblico prevalente, correttezza e continenza della forma espositiva) il diritto di cronaca è correttamente esercitato ed il giornalista che offende la reputazione altrui non è punibile per il reato di diffamazione.

Autore: Dott. Massimo Prosperi

tratto da: http://www.dirittosuweb.com/

giovedì 26 luglio 2007

IL PECCATO PIU' GRANDE E' L'INDIFFERENZA


Ieri sera (mercoledì 25 luglio) siamo andati (udite! udite tutta! tutta la famiglia al completo, figli compresi) a Riccione, ma mica a vedere le vetrine di V.le Ceccarini ... Nò! Siamo andati a Riccione ad ascoltare Don Andrea Gallo (Genova, 1928), il fondatore e tutt'ora guida della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova che accoglie tutti coloro che si trovano in situazione di disagio.
"Come tutte le persone veramente eccezionali, crede di essere e di comportarsi come chiunque altro. Se fosse vero, il mondo sarebbe un posto migliore."
Così lo presenta l'editore del suo ultimo libro "Io cammino con gli ultimi".
Prima della sua "conferenza" (più una confessione a voce alta) l'ho avvicinato chiedendogli se poteva dedicarmi due minuti e così gli ho "dato il "Manifesto in memoria di Alberto", l'adesivo "io sono amico di Alberto" e una cartellina contente le fotocopie dei "pezzi" giornalistici che sappiamo ed anche dell'articolo pubblicato da Liberazione sulla "marcia dei 1.000".
Prima distrattamente, stava fra l'altro parlando con alcuni suoi amici riccionesi, poi con intensità si è concentrato sulla lettura, ha scorso anche le fotocopie dei giornali locali mentre, l'articolo di Liberazione l'ha ponderato con maggior attenzione.
Ha alzato gli occhi sopra le lenti, si è tolto il sigaro, ha preso uno dei suoi libri (quello che ho poi acquistato e che di seguito riproduco alcuni brani oltre alla copertina e alla "sguardia") e con una biro ha siglato una pagina bianca.
Mi ha allungato il libro e poi abbiamo parlata con calma e sottovoce. Mi sentivo come nel confessionale, ma non mi stava interrogando sui miei misfatti ne assolvendo da chissà quali colpe, mi stava solo suggerendo di non mollare, di coinvolgere la gente, di farla partecipare, di confrontarsi apertamente, di battersi per sconfiggere l'indifferenza, quella che lui definisce l'ottavo vizio capitale.
Dopo per quasi due ore, questo "prete da marciapiede" (così si è definito per testimoniare la sua appartenenza al mondo degli "ultimi") ha lucidamente e cristianamente "inveito" contro lo "strapotere del mercato", contro la "opulenza occidentale", contro "l'indifferenza, il più grande peccato contemporaneo".
E' un accanito propugnatore della difesa ad oltranza della Bibbia laica per eccellenza della nostra Repubblica, la Costituzione democratica.
E' uno scomodo testimone delle nefandezze politiche di questi professionisti dell'inganno a danno della sovranità popolare.
E' un "cattolico marxista", un "angelico anarchico", un "desaparecido vivente", un "subcomandante del riscatto sociale", un "oppositore alla tolleranza zero" (anche un'intervista esclusiva contro la legge sulla droga "fini-giovanardi"in formato wmv) è un prete che con semplicità, pragmatismo, dialogo, confronto, conoscenza e coscienza sa costruisce un futuro per chi non ha più speranza.
Per lui i diversi siamo noi benpensanti, ciechi e sordi ai diritti negati dei nostri simili, sfruttatori di risorse a nostro esclusivo vantaggio e a danno dei 3/4 della popolazione mondiale, ignoranti dei principi fondamentali di uguaglianza e insensibili alla tolleranza.
E' don Gallo un prete anomalo, senza verità in tasca ma con idee chiare in testa «Cammino da quarant'anni sulla strada e rispetto la fatica di chi deve affrontare, con i propri figli, un percorso lungo e difficile. Mi sento vicino a coloro che non hanno mai la parola. Al contrario di molti che la monopolizzano, esercitando un vero colonialismo nella società. E sento il dovere di avvertire i giovani dei pericoli che corrono e delle risorse di cui possono disporre. Nei confronti degli altri (media, politici, benpensanti, chiese, scuola) è mio diritto ridimensionare i problemi della dipendenza, chiarendoli in modo lucido nelle analisi e nella sintesi. Bisogna confrontarsi lealmente, approfondire e non ritenere verità assoluta la propria visione della realtà «droga». In questo campo minato, le metodologie devono costruirsi in un processo di trasformazione sociale collettiva
Se la chiesa cattolica fosse questa, quasi quasi, mi converto!
Quando poi, al termine della sua conferenza (questa sì una sua confessione pubblica) abbiamo imboccato la strada per tornare all'auto ho aperto il libro dalla copertina rossa e dal titolo di una nota canzone di De Andrè (suo grande amico) e mi sono trovato davanti agli occhi la "dedica" agli "amici di Alberto" e ... la sua "struggente" richiesta di perdono .... ad Alberto!

Un libro da leggere urgentemente, clicca sulla copertina, fatti un'idea, poi ordinalo!!!!


Vale la pena cliccale sull'immagine seguente, ho riunito a mo' di sintesi alcuni sui "pensieri" sul tema delle droghe leggere, dateci un'occhiata e poi riflettete ...

domenica 22 luglio 2007

VOI, FIGLI RASSEGNATI A UN MONDO DI NOIA

Voi, figli rassegnati a un mondo di noia
______________________________________________________
Inedito di Giorgio Gaber e Sandro Luporini (La Repubblica dom. 22 luglio 2007 pag. 41)

«Io, quella volta lì, avevo sessant'anni. eravamo nel 2000 o giù di lì. Praticamente ora. E vedendo le nuove generazioni, i venticinquenni di ora così diversi mi domando: che eredità abbiamo lasciato ai nostri figli? Forse, in alcuni casi, un normale benessere. Ma non è questo il punto. Voglio dire ... un'idea, un sentimento, una morale, una visione del mondo.... No, tutto questo non lo vedo. allora ci saranno senz'altro delle colpe. Si, il coro della tragedia greca: i figli devono espiare le colpe dei padri.
Siamo forse stati noi padri insensibili, autoritari, legislatori di stupide istituzioni? No. Allora dove sono le nostre colpe. Un momento, era troppo facile per noi essere pacifisti, antiautoritari e democratici. I nostri padri avevano fatto la Resistenza. Forse avremmo dovuto farla anche noi, la Resistenza. E' sempre tempo di Resistenza. Perché invece di esibire il nostro atteggiamento libertario non abbiamo dato uno sguardo all'avanzata dello sviluppo insensato? Perché invece di parlare di buoni e di cattivi non abbiamo alzato un muro contro la mano invisibile spudorata del mercato? Perché avvertivamo l'appiattimento del consumo e compravamo motorini ai nostri figli? Perché non ci siamo mai ribellati alla violenza dell'oggetto?
Il mercato ci ringrazia. Gli abbiamo dato il nostro prezioso contributo.
Ma voi, sì, voi come figli, non avete neanche una colpa?
Dov'è il segno di una vita diversa? Forse sono io che non vedo. Rispondetemi: dov'è la spinta verso qualcosa che sta per rinascere? Dov'è la vostra individuazione del nemico? Quale resistenza avete fatto contro il potere, contro le ideologie dominanti, contro l'annientamento dell'individuo?
D'accordo, non posso essere io a lanciare ingiurie contro la vostra impotenza. C'ho da pensare alla mia. Però spiegatemi perché vi abbandonate ad un'inerzia così silenziosa e passiva? Perché vi rassegnate a questa vita mediocre senza l'ombra di un desiderio, di uno slancio, di una proposta qualsiasi? Forse il mio stomaco richiede qualcosa di più spettacolare, di più rabbioso, di più violento? No! Di più vitale, di più rigoroso, qualcosa che possa esprimere almeno un rifiuto, un'indignazione, un dolore ...
Quale dolore? Ormai non sappiamo neanche più cos'è il dolore! Siamo caduti in una specie di noia, di depressione... Certo, è il marchio dell'epoca. E quando la noia e la depressione si insinuano dentro di noi tutto sembra privo di significato.
Si potrebbe dire la stessa cosa del dolore? No!
Il dolore è visibile, chiaro, localizzato, mentre la depressione evoca un male senza sede, senza sostanza, senza nulla... salvo questo nulla non identificabile che ci corrode.»

C'È UN'ARIA


























Dagli schermi di casa un signore raffinato
e una rossa decisa con il gomito appoggiato
ti danno il buongiorno sorridendo e commentando
con interviste filmate ti raccontano a turno
a che punto sta il mondo.
E su tutti i canali arriva la notizia
un attentato, uno stupro, o se va bene una disgrazia
che diventa un mistero di dimensioni colossali
quando passa dal video a quei bordelli di pensiero che chiamano giornali.

C'è un'aria, un'aria, ma un'aria.

E ogni avvenimento di fatto si traduce
in tanti "sembrerebbe", si vocifera, si dice
con titoli d'effetto che coinvolgono la gente
in un gioco al rialzo che riesce a dire tutto
senza dire niente.

C'è un'aria, un'aria, ma un'aria che manca l'aria

C'è un'aria, un'aria, ma un'aria che manca l'aria.

Lasciateci aprire le finestre
lasciateci alle cose veramente nostre
e fateci pregustare
l'insolita letizia
di stare per almeno dieci anni senza una notizia.
In questo grosso mercato di opinioni concorrenti
puoi pescarti un'idea fra le tante stravaganti
e poi ci sono le ricerche e i tanti pensieri alternativi
che ti saltano addosso come le marche
dei preservativi.

C'è un'aria, un'aria, ma un'aria

E c'è un gusto morboso nel mestiere di informare
uno sfoggio di pensieri senza mai l'ombra di un dolore
e le miserie umane raccontate come films gialli
sono tragedie oscene che soddisfano la fame
di questi avidi sciacalli.

C'è un'aria, un'aria, ma un'aria che manca l'aria

C'è un'aria, un'aria, ma un'aria che manca l'aria

Lasciateci almeno l'ignoranza
che è molto meglio della vostra idea di conoscenza
che quasi fatalmente
chi ama troppo l'informazione
oltre a non sapere niente è anche più coglione
Gli inviati speciali testimoniano gli eventi
con audaci primi piani e inquadrature emozionanti
di persone disperate che stanno per impazzire
di bambini denutriti, così ben fotografati
messi in posa per morire.

C'è un'aria, un'aria, ma un'aria

Sarà una coincidenza o forse opportunismo
intervenire se conviene forse è una regola
del giornalismo
e quando hanno scoperto i politici corrotti
che gran polverone!
lo sapevate da sempre ma siete stati belli zitti

C'è un'aria, un'aria, ma un'aria che manca l'aria

C'è un'aria, un'aria, ma un'aria che manca l'aria

Lasciateci col gusto dell'assenza
lasciatemi da solo con la mia esistenza
che se mi raccontate la mia vita di ogni giorno
finisce che non credo neanche a ciò che ho intorno.
Ma la televisione che ti culla dolcemente
presa a piccole dosi, direi che è come un tranquillante
la si dovrebbe trattare in tutte le famiglie
con lo stesso rispetto che è giusto avere per una lavastoviglie.

C'è un'aria, un'aria, ma un aria

E guardando i giornali con un minimo di ironia
li dovremmo sfogliare come romanzi di fantasia
che poi il giorno dopo o anche il giorno stesso
vanno molto bene per accendere il fuoco
o per andare al cesso.


C'è un'aria, un'aria, ma un'aria

c'è un'aria, un'aria, ma un'aria

c'è un'aria, un'aria, ma un'aria

che manca, che manca, che manca l'aria

Giorgio Gaber, da “Io come persona” 1993/94

venerdì 20 luglio 2007

libera nos a malo

(L'adesivo in distribuzione da oggi - clicca per ingrandire, stampalo e incollalo ovunque per dichiarati anche tu amico di Alberto così da condividere quanto riportato nel manifesto-volantino "in memoria di Alberto")

Venerdì 20 luglio 2007 - Castrocaro

E' sconfortante constatare che anche questa mattina sui quotidiani locali non compaia nessuna notizia della "marcia dei MILLE in memoria di Alberto" di due giorni fa.

E' sconcertante invece trovare ampio risalto, non tanto alla diretta televisiva della "finale del festival delle voci nuove" ma quanto, alla presunta polemica sulla disaffezione dei politici locali (e non) nei confronti della "storica manifestazione canora".

Chiacchere da bar:
«Politica e canzoni: i governanti locali snobbano la kermesse»
"Pare che la Pausini abbia chiesto 500 mila euro per essere ospite del festival!"
"Oltre un milione di euro i costi della gestione ma senza sponsor pubblici e privati!"

E giù dichiarazioni varie dei politici di turno a difesa o meno del valore promozionale della manifestazione canora, del peso mediatico e comunicazionale dell'evento televisivo, dello spessore culturale dell'iniziativa spettacolare, del dell'importanza che può avere per tanti giovani italiani questa "vetrina castrocarese" per emergere nel mondo della canzonetta e della musica leggera di "chist'è 'o paese d' 'o sole"!

Ma poi se sfogli con attenzione il maggior quotidiano locale (Il Carlino per intenderci) oltre le due pagine in cronaca locale non trovi nemmeno un rigo in quelle del "nazionale", neanche in quelle dedicate a "cultura-spettacoli-società" e così pure in quelle de La Repubblica, edizione estiva regionale, con il calendario e i "pezzi" riservati alla Riviera Romagna-Marche (mentre in cronaca mondo campeggia un paginone con le ammissioni di alcuni ministri inglesi di essersi fatti degli spinelli di cannabis e la precisazione, di alcuni parlamentari d'oltremanica che «la repressione non è motivata da emergenze, ma da calcolo politico»).
A dimostrazione che il FESTIVAL DI CASTROCARO ha ben poco da dire e da offrire!!!!

Ma ancora per oggi dobbiamo accontentarci delle chiacchere da bar, "far finta di essere sani" ed evitare di dare (eccessivo) risalto a cose più serie, come se una intera comunità locale e un'intera generazione di giovani per un altro giorno ancora abbiano solo il problema della mancata notorietà nazional-popolare televisiva!

Se così è se vi pare "libera nos a malo", liberiamoci dal male di questa puerile, sterile, inutile, blasfema informazione giornalistica popolare di bassa lega.

Per la cronaca dobbiamo registrare che un solo quotidiano, nazionale e "partigiano" (di partito), in controtendenza alle chiacchere da bar, dedica oggi un lungo articolo intitolato "CASTROCARO RICORDA ALBERTO UCCISO DALL'INTOLLERANZA" e per dovere di informazione lo "posto" all'attenzione di tutti.

mercoledì 18 luglio 2007

FUOCHI INFATUI

(la lunga marcia delle oltre 600 "fiammelle" partita all'imbrunire del 17 luglio dalla Piazza Martelli di Castrocaro e arrivata in Piazza Garibaldi a Terra del Sole - al centro del fotomontaggio il tributo musicale che Patrizio Fariselli - ex AREA - ha voluto dedicare alla memoria di Alberto)

Fàtuo: dal latino fàri, parlare, d'onde si fece il lat. fàtum, vaticinio e fàtuus, che varrebbe indovino, ma nell'uso passò meritatamente a significare, come oggi, Uno che parla a caso, Ciarlone, e quindi vano, Stolto, Sciocco.
«Fuoco fatuo» dicesi Quella vana e nobile fiammella, che vedesi nelle calde notti nei cimiteri, nelle paludi ed altri terreni umidi, saturi di gas, e che secondo il movimento dell'aria sembra inseguire pazzerella chi fugge e fuggire chi la rincorra.
(dal Vocabolario Etimologico Pianigiani - Albrighi & Segati - 1907)


Fàtuo: di comportamento vano, futile, vacuo, leggero, frivolo.
Contrario: sensato, serio, ponderato, riflessivo
(dal Dizionario Italiano Grazanti 1998)

Infatuare: derivazione dal latino fàtuo, entusiasmare, accalorarsi, infiammarsi
(dal Dizionario Italiano Grazanti 1998)

Come si può intuire non esiste il termine INFATUO (è quindi un neologismo, un ossimoro), ma ci serve per descrivere quello che è successo la notte del 17 luglio nel Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole.


I fatti li conosciamo (vedi "il regno dell'ombra" e "gli attacchini").
In seguito, nel volgere di poche ore dalla distribuzione del Manifesto in memoria di Alberto è successo che qualcuno (non si sa chi - ma che importa saper attribuire la nascita di un'idea?) abbia proposto di ritrovarsi per fare una fiaccolata per non dimenticare un fatto così inspiegabile e ingiustificabile e quindi testimoniare per ridare dignità ad Alberto.

E' partito un sms e come un effetto domino gli sms e le e-mail sono diventate decine e poi centinaia.

Quando poi, ieri sera, a piccolo gruppetti, ragazzi, bambini, genitori, famiglie, nonni, nell'afa di metà luglio si sono ritrovati mestamente e silenziosamente in Piazza Martelli hanno preso atto dell'importanza della propria partecipazione.



Solo il lunghissimo elenco di sottoscrizioni al manifesto in memoria di Alberto è in grado di esprimere civilmente la solidarietà e il coraggio di una comunità che vuole esserci per testimoniare il desiderio di riscatto morale e di verità, non solo ieri, ma anche oggi, domani, dopodomani e per sempre.
A chi dai marciapiedi, per il lungo tratto dei 2 km di viale, osservava la fiaccolata è sembrata come se i fuochi fatui si fossero messi a danzare fuori dai loro luoghi abituali.


Ma la gente che portava a mano quelle fiammelle di fatuo aveva ben poco e fra le chiacchere svolte sottovoce sembrava invece di cogliere ben altro significato ... qualcosa di contrario a fatuo, qualcosa di opposto a vano, futile, vacuo, leggero o frivolo ... qualcosa invece di molto simile a sensato, serio, ponderato, riflessivo.

C'era un entusiasmo
silenzioso, un accalorarsi mesto, un infiammarsi civile ... c'era e c'è ancora un desiderio espresso di desiderio di partecipazione, c'era e c'è ancora una voglia di continuare a fare qualcosa di positivo e di propositivo ... ieri sera si è solo incominciato ... ai posteri (in vita) l'ardua sentenza ...

Piccola postilla finale e personale, questo blog era nato per scherzo e per scherzare sulle cose semiserie della mia comunità, per offrire una lettura disincantata, un pò retrò e snob sulle piccole "manie" e "smanie" caratteriali locali, si sta trasformando in una "vetrina" di "saldi di fine stagione", spero che da qui possano nascere veramente stagioni migliori di quella che stiamo vivendo ora ...
Col cuore in gola auguro buona estate a tutti gli amici (e non solo) di Alberto!

lunedì 16 luglio 2007

GLI ATTACCHINI


Si dice "attacchino" colui che attacca i manifesti sui muri della città.

E' successo che gli amici di Albero abbiano sentito il bisogno di esternare la loro rabbia (rabbia condivisa anche da tanta altra gente) contro questa incomprensibile tragedia che ha travolto tutto e tutti.

Penna alla mano hanno stilato un documento in memoria di Alberto dal titolo "il giorno in cui la notte scese due volte" (quello che segue in copia) e, in piena autonomia ne hanno fatto copie e stampato manifesti, hanno pagato l'affissione e hanno distribuito il loro messaggio in giro per il paese.


Di più, sono comparsi dei lenzuoli di denuncia dalle finestre delle case sulla piazza di Terra del Sole.

Circola la voce che (leggenda metropolitana o realtà poco importa, quando "si pensa ma non si dice" c'è sempre maldicenza) secondo i "benpensanti" le cose scritte nel volantino siano inaccettabili perché inappropriate e tendenziose.

Mi sembra un atteggiamento inopportuno, persecutorio e di tipo inquisitoriale ma, ... leggendo quanto gli amici di Alberto hanno scritto nel loro volantino forse si intuisce perché i "benpensanti" han necessità di distinguersi da chi non condanna a priori.

Il Resto del Carlino, sempre ieri domenica (a una settimana di distanza dalla notizia scandalistica) se ne è uscito con un piè di pagina dal tono quasi infantile. Si sono evidentemente sentiti chiamati in causa e si sono giustificati dichiarando che «Noi del Carlino raccontiamo storie».

Mi vien da dire che i narratori di storie per me sono ancora i vecchi cantastorie di piazza, le nonne che per far addormentare i pargoletti gli raccontano storie, si dice che chi racconta storie in sostanza racconta fandonie ... e queste categorie di narratori di storie non mi sembra possano essere equiparate ai giornalisti ... non ho mai pensato alla professione di giornalista come a quella di un narratore di storie ... ma a quella più seria di educatore dei propri lettori.

Ora se è in corso una "caccia agli attacchini" (da parte dei benpensanti) per chissà quale errore commesso se non quello di aver usato il diritto costituzionale di libertà d'opinione, di parola e di espressione ... beh se questo è un fatto esecrabile, inaccettabile, moralmente e civilmente, allora anch'io mi dichiaro "attacchino illegale" per solidarietà con gli amici di Alberto (anche se non lo conoscevo personalmente) e anche se non ho materialmente redatto o contribuito a redigere quel testo ne a diffonderlo, dichiaro che in quello che loro hanno scritto mi ci riconosco (anche se con molti distinguo - ad esempio io avrei detto cose diverse tipo interroghiamoci su cosa è successo, incontriamoci pubblicamente per scambiarci idee, informazioni, opinioni, facciamo iniziative di sensibilizzazione e informazione, coinvolgiamo chi ha compiti educativi, chi ha doveri di tutela della salute pubblica e individuale, interroghiamoci sui rimedi, eccetera - leggi il pezzo "il regno dell'ombra").

Sento però, che hanno detto cose che penso anch'io (e forse non avrei avuto il coraggio di dire) e che pensa la maggior parte della gente comune - quella gente che non ha pregiudizi e preconcetti, che si interroga sulle cose, che oppone alla ignoranza (di chi ignora) il bisogno di approfondire e quindi la necessità di informazioni le più ampie e diversificate possibili, quella gente comune che non trova giustificazioni per quanto è tragicamente e incomprensibilmente successo.

Non sono mai stato contro qualcosa o qualcuno ma sempre per qualcosa e per tutti, il mio altruismo è finalizzato all'agire sociale in modo trasparente e alla luce del sole ... dunque mi dichiaro solidale con gli amici di Alberto perché indipendentemente da quanto hanno scritto (giusto o sbagliato che sia - condivisibile o meno) hanno usato un loro diritto, quello costituzionale della libertà di espressione e ... come dicono loro, se le "parole contano" le loro devono poter essere ascoltate perché non hanno il potere di uccidere nessuno ma, dalla loro (e nostra) rabbia può nascere qualcosa di nuovo, di positivo, di creativo, di utile per tutti, a condizione che tutti umilmente facciano un gesto semplice di solidarietà e abbandonino gli atteggiamenti di condanna a priori.

Ascoltiamoli dunque, non condanniamoli, sono comunque nostri figli, nostri concittadini, e quindi nostri amici incondizionatamente. L'amicizia è l'unica arma che ci resta, coltiviamola ... e condividiamola !!!

venerdì 13 luglio 2007

IL REGNO DELL'OMBRA

Questa non è la recensione ad un libro di fantasy (non è il mio genere) ma, una "notizia di cronaca" ... come dire "giudiziaria" e per correttezza la riportiamo integralmente così come il sito "sesto potere" l'ha pubblicata.

Occorre premettere che, nello stesso giorno i quotidiani locali hanno riportato (con minor enfasi) anche un'altra notizia di cronaca giudiziaria (passata ovviamente inosservata - benché molto ma molto più grave e importante) sull'arresto
di una coppia di coniugi per traffico internazionale di cocaina (65 Kg).

Ma questa non ha suscitato lo scalpore e le conseguenze di quella che segue:


«(7/7/2007 14:24) HASHISH DENTRO A UN LIBRO: DENUNCIATO DAI CARABINIERI 28ENNE DI CASTROCARO (Sesto Potere) - Forlì - 7 luglio 2007
'Il regno dell'ombra' è il titolo del libro fantasy nel quale nascondeva la droga. E forse, dopo aver fumato l'hashish che secondo i carabinieri spacciava, anche lui entrava in una dimensione lontana dalla realtà. Per questo è stato denunciato (per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti) un 28enne residente a Castrocaro fermato durante i controlli compiuti nelle ultime serate nei luoghi di aggregazione giovanile forlivesi. Controlli coordinati dal nucleo operativo radiomobile della Compagnia carabinieri di Forlì. Il ragazzo, dopo essere stato notato da personale dell'Arma in borghese mentre fumava uno spinello nei pressi di un bar di viale dell'Appennino, è stato sottoposto a perquisizione personale e domiciliare. Nell'abitazione che il 28enne (laureato, di professione agronomo) divide con i familiari, sono stati trovati 60 grammi di hashish (40 dei quali contenuti nel libro), un cutter con la lama intrisa della stessa sostanza e un vasetto con 200 semi di canapa. Il ragazzo è sfuggito all'arresto perchè incensurato. Durante i controlli i carabinieri hanno denunciato 2 ragazzi e segnalatone un altro alla Prefettura per consumo personale di droga. Il terzetto, classe 1981, all'arrivo delle forze dell'ordine si era nascosto dietro un cespuglio nel parco di via Ribolle. Addosso avevano qualche spinello e 4 grammi di hashish. Altre due persone sono state fermate per possesso di modiche quantità della stessa droga. “Il fenomeno hashish è in espansione. Il segnale non va sottovalutato – hanno detto i carabinieri del nucleo operativo radiomobile – perchè spesso dal consumo personale si passa poi allo spaccio. E perchè questa è una droga economica, alla portata di tutte le tasche: con 5-10 euro ci si può procurare uno spinello”.
»

Niente di nuovo sotto al sole? Beh invece qualcosa di nuovo c'è ed è che l'anonimo agronomo ventottenne castrocarese non ha retto alla vergogna (?), allo stress psicologico subito (?), all'umiliazione di finire in prima pagina e il giorno dopo, lunedì, si è suicidato.

In nome della libertà di stampa, ma non certo "in nome del popolo italiano"; per “dovere di cronaca”, ma non certo per l'esercizio educativo dei lettori; per rispetto alla riservatezza, ma non certo per la tutela della discrezionalità; si è sbattuto il MOSTRO in prima pagina senza invece considerare che l'anonimo agronomo castrocarese (per la precisione terrassolano) potesse essere un AGNELLO sacrificale da immolare per una causa incomprensibile quindi insensata.

Ulteriori commenti sono superflui, ci resta solo una gran rabbia per una tragedia incomprensibile, rabbia che vorremmo trasformare in una risorsa per far si che situazioni così drammatiche non si possano ripetere mai più.

Ci resta solo sconforto e disorientamento che vorremmo trasformare in informazione sociale corretta e completa per far si che una comunità locale ritrovi il proprio senso di appartenenza.

Ci resta amarezza e senso di vuoto che vorremmo riempire di contenuti positivi e propositivi , che vorremmo far diventare solidarietà sociale per far si che i nostri giovani possano trovare occasioni di riscatto e dignità.
(per decenza e rispetto alla memoria del ragazzo non ce la sentiamo di postare le pagine dei quotidiani che si sono "accaniti" nei confronti di un ingenuo consumatore di "droghe leggere")

Ci siamo posti anche una domanda provocatoria DI SPINELLI SI MUORE ? e la risposta scontata e banale che ci è venuta in mente è PER SUICIDIO !!! perché dai dati ufficiali non risulta che il consumo di cannabis abbia mai provocato altro genere di morte:
Dati ufficiali del Ministero della Salute, dell'Organizzazione mondiale della Sanita' e dell'Unione Europea

TABACCO ALCOOL CANNABIS

Decessi ogni anno nel mondo

4 milioni

1,8 milioni

0

Decessi ogni anno in Italia

90.000

40.000

0

Giornate di lavoro perse in Italia

13 milioni

25 milioni

0

Costi (sanita' e produttivita')

5 miliardi Euro

10 miliardi di Euro

0

Violenza ed abuso in famiglia

no

si' (16% abusi su minori)

no



Mille altre domande assillano sia noi genitori che i nostri figli, domande alle quali vogliamo trovare (assieme ai nostri concittadini) risposte adeguate e non strumentali:
- il caso di Alberto è isolato o sintomo di un malessere più ampio?
-
quanto è esteso il fenomeno sul consumo di droghe?
-
quanto siamo consapevoli della dimensione del problema nei nostri territori?
-
la legge attualmente in vigore (Fini-Giovanardi) è efficace a contrastare la diffusione della droga fra i giovani?
-
esiste o no una differenza sulla pericolosità fra droghe leggere e pesanti?
-
esiste un trattamento - per così dire equo - sulla repressione all'uso di droga?
-
reprimere è meglio che prevenire?
-
come si fa prevenzione nel nostro Paese?
-
la scuola, deputata alla formazione dei giovani è preparata a gestire il problema?
- eccetera ...

Il blog di Genius loci è qui per questo e quello che segue è un primo contributo (informativo e formativo) al tema e ai tanti argomenti che lo compongono, in seguito ci auguriamo che superati i pregiudizi e i preconcetti (fonte di ignoranza - mancanza di informazione e di disinformazione - informazione corrotta e manipolata per secondi fini) si possa dar vita ad un momento collettivo di confronto, di discussione e di partecipazione quindi di azione culturale, sociale e perché nò, educativa e politica.



DROGA: LANCET, ALCOL E TABACCO PIU' PERICOLOSI DI CANNABIS
(ANSA) - ROMA, 23 MAR 2007

Alcol e tabacco sono piu' dannosi per la salute di Cannabis e LSD. Questo risultato e' il frutto di una nuova classificazione, proposta dai farmacologi dell'universita' di Bristol e pubblicata sulla rivista The Lancet, basata su tutti gli effetti delle sostanze stupefacenti, sia sulla salute che sulle relazioni sociali.

(clicca qui per leggere l'articolo "Ricerca su Lancet: alcol e tabacco piu' nocivi delle droghe")

I ricercatori inglesi hanno individuato tre principali fattori di danno derivante dall'abuso di droghe: quello strettamente medico, basato sui danni all'organismo, la capacita' di dare dipendenza e gli effetti 'sociali', sulle relazioni interpersonali e con le istituzioni. Successivamente e' stato chiesto a due distinti gruppi di esperti, uno formato da psichiatri esperti in tossicodipendenze e uno multidisciplinare, con medici di varie specializzazioni ed esperti legali, di assegnare un punteggio da 1 a 3 per ognuna delle categorie a 14 sostanze, comprendenti le droghe piu' comuni, alcol e tabacco, e alcuni solventi chimici. I punteggi sono stati poi raccolti per formare una classifica. Entrambi i gruppi hanno dato valutazioni simili: l'eroina e la cocaina sono considerate le droghe piu' dannose, seguite da barbiturici e metadone. Al quinto posto, pero', e con un valore molto simile a quello del metadone, c'e' l'alcool, seguito a poca distanza dal tabacco.

(clicca qui per leggere l'articolo "TUTTE LEGALI O TUTTE PROIBITE")

Piu' 'lontana' nella classifica e' la Cannabis, e addirittura al terz'ultimo posto si trova l'Lsd: "Il fatto che le due droghe legali piu' usate siano cosi' alte in classifica - conclude l'articolo - e' un'informazione di cui bisognerebbe tenere conto nel dibattito pubblico sugli stupefacenti".

giovedì 12 luglio 2007

DAL PARTITO AL PARTY

di Valentino Parlato il manifesto 10 Luglio 2007

Il Pci non c'è più, il Pds non c'è più, i Ds non ci sono più. Ora, all'americana, c'è (forse) il Partito democratico. Ma la Festa dell'Unità indifferente a tutto ciò «ben resiste», come diceva un'antica canzone dell'ormai lontana guerra di Spagna.
Resiste e il manifesto che qui riproduciamo ci dice che la festa continua, ma è cambiata musica. Non più bandiere, falci e altri attrezzi, ma un bel calice: politica da bere (ricordate la «Milano da bere» di craxiana memoria?).
E poi, adesso che siamo democratici e moderni basta con i partiti, autoritari e obsoleti: viva il più socievole party, magari analcolico (purtroppo), con un bel bicchiere nel quale affonda un rametto d'ulivo. Anche se a guardar bene, non c'è un fiore di margherita. Forse lo sostituisce la fetta di limone. Che la margherita stia diventando acida? Cari amici e compagni se dal partito si passa al party viene voglia di rovesciare tavolo e bicchiere.

martedì 3 luglio 2007

IMPLOSIONE



Questa animazione schematica mostra i principi fondamentali del processo di implosione

«L'implosione è il moto alla base della vita, dall'esterno verso l'interno, secondo una linea spirale-concentrica. ... esplosione significa involuzione, demolizione, distruzione, mentre implosione è invece evoluzione, costruzione, vita. In natura, ambo le forze sono presenti - espressione della bipolarità - ma predomina l'implosione. Anche la forza di demolizione ha in natura un carattere positivo: scomposizione degli organismi morti e loro integrazione in nuove forme di vita organiche, una continua azione di riciclo.»
Brano tratto da L'albero sacro