sabato 24 marzo 2007

IL MAZZAPEGOLO

e’ mazapêgul
... nella nostra tradizione popolare raramente si menzionano gli Spiriti Folletti. I quali sono invece operosissime nelle folande. Dalle folande sono passati alla vita quotidiana delle nostre genti, solo quando loro è stato consentito; quando appunto, raramente, la vita e la favola si sono potute insieme confondere ... Quella dei Mazapegul è una famigliola di folletti diffusi un po’ in tutta la Romagna, dal monte al piano, composta da diverse tribù fra le quali i Mazapedar , i Mazapigur , i Calcarèl e i Caicatrep ... nei racconti popolari ci viene descritto ... piccino, di pel grigio ... starebbe tra il gatto e lo scimmitto ... porta in capo un berrettino rosso o una berrettina d’oro ... del resto non ha vestimento di sorta ... non gira che di notte ... la passione amorosa è la sua esclusiva manifestazione ... Il Mazapegul è un vero e proprio incubo, scatena all’improvviso turbini di vento capaci di far volare via quanto capiti a tiro, comprese le persone. E’ un maestro nel provocare orribili sogni, senso di soffocamento e paralisi che opprime talvolta i dormienti. Entra di notte nelle stanze leggero come il vento, gira da un mobile a quell’altro e ti finisce nel letto e lì si pone a giacere sopra il ventre delizioso di una bella ragazza della quale ha la passione perché si innamora degli occhi e dei capelli e soprira: ad bëll òcc ! ad bëll cavéll ! (traduzione: che occhi belli ! che bei capelli !) e se la donna gli è affettuosamente sottomessa le fa la calza e staccia il fiore e le rassetta le stanze ma se la donna l’ha deriso, o peggio ha preferito a lui il moroso o il marito la scote con mala grazia, la batte, la morde, la graffia, le strizza le carni, la spettina oppure le aggroviglia i lavori, le nasconde gli oggetti più disparati, le tagliuzza le vesti. Le donne per liberarsene devono farsi vedere la sera mentre mangiano pane e formaggio e nel contempo spidocchiarsi e fare i propri bisogni. Il Mazapegul si offende talmente, non tanto per l’oltraggio subìto, quanto perché ritiene la sua protetta una persona assai poco pulita, e la notte seguente scandalizzato alla giovane le dice: bruta vaca, t’megn et pess et fe la caca (traduzione: brutta vacca, mangi e pisci e fai la cacca). E detto fatto s’invola per non farsi vedere mai più. Egli entrando nella casa lascia sul pozzo di corte il berretto, allora basta che qualcuno si affretti al pozzo e ghermito il berrettuccio di lana rosso lo getti nell’acqua profonda onde esser salvi dalle sue passionate insistenze e accasciato sul pozzo lamenterà implorevole per lunghe notti la virtù sfatata e si lamenterà: dam indrì e’ mi britin ! dam indrì e’ mi britìn ! perché privo del berretto, lo spiritello perde i suoi singolari talenti. Si racconta d’una ragazza amata, che gli aveva tolto il berrettuccio e non glielo voleva più rendere, lo spiritello la minacciò di un dispetto grosso e una sera che la ragazza andò al ballo la ragazza si trovò d’improvviso nuda nata. Ogni tanto i Mazapegul se la prendono anche con le bestie; girano per lo strame di notte, si attaccano all’addome e premono forte। Poi però si calmano di colpo e allora si mettono a lavorare di gran lena: le accudiscono, le puliscono e rinnovano loro la biada. ....

«Nell’Italia del Medioevo fino agli inizi del XX secolo la figura del folletto/
incubo è presente in diverse regioni italiane: è il Famei dell’Appennino modenese, il Massariol veneto, il Calcarot trentino, fino a diventare Monacello, Mazzamurillo, Gura o Quatacomero nel sud del nostro Paese.»
[la Ludla - Anno XII . Febbraio-Marzo 2008 . n. 2

Biblio:

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  • BRIGSS K., Fate Gnomi Folletti ed altri esseri fatati, Roma 1985, pp. 22-23
  • CALVETTI ANSELMO, Antichi miti di Romagna, Rimini 1987, pp.79, 88, 97- 104; Comportamenti ed attribuzioni del folletto attraverso l’etimo degli appellativi, «Lares» n. 4\1983 p. 627; Fungo agarico moscario e cappuccio rosso, «Lares» n. 4\1986 pp. 556-60; Il folletto della Mazza in «Rumagna», III, 1976, n. 2, pp. 135-57
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  • DE NARDIS LUCIANO, Viaggio al palazzo dei folletti, «La Piê» n. 4\1927, p. 79; E’ Mazapegul, «La Piê» n. 2\1924 pp. 26-27; La manifestazione amatoria d’e’ Mazapegul, «La Piê» n. 3\1927, pp. 54-55; Varianti della tradizione popolare del Mazapegul, «La Piê» n. 9-10\1928, pp. 182-83
  • ERCOLANI LIBERO, Vocabolario Romagnolo – Italiano, Edizioni del Girasole, Ravenna 1971
  • FABBRI P. G., Indemoniati a Roversano: uomini e donne in un processo per stregoneria ai primi del Seicento, «Romagna arte e storia», n. 13\1985, p. 47-56
  • FANTAGUZZI GIULIANO, Caos, Cronache cesenati del sec. XV, a cura di D. Bazzocchi, Cesena, 1915, p. 70
  • FOSCHI UMBERTO, E’ Mazapègol, «Corriere Cesenate», VIII n. 39, 1975, pp. 1-8
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  • MASSAROLI NINO, Diavoli, diavolesse e diavolerie nella tradizione popolare romagnola, «La Piê» n. 3, 7 ,11\1923
  • MATTIOLI ANTONIO, Vocabolario Romagnolo Italiano, Galeati, Imola, 1879
  • MENGI G. Compendio dell’arte esorcistica, et possibilità delle mirabili, et stupende operationi delli demoni, et de i malefici, Bologna 1582, pp. 513-14
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  • PEDRELLI CINO, La tradizione del Mazzapégolo a Madonna del Lago nel Bertinorese, «Studi Romagnoli» xxv\1974, pp.176-82; Mazapegul romagnolo e Sotrè degli Alti Vosgi, «La Piê» n.3\1976, pp.111-14
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  • ROSSI IDA, Il Mazzapegolo spirito folletto della credenza popolare forlivese, «Archivio per lo storico delle tradizioni popolari» vol. XXV\1895, pp. 530-31
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  • SPADA DARIO, Gnomi, fate, folletti e altri esseri fatati in Italia, Sugarco Edizioni, Milano 1989, p.212 (ove si cita la prima testimonianza del Mazapegul: Forlì, 9 maggio 1487)
  • TONELLI VITTORIO, Il diavolo e l’acqua santa in Romagna, Imola 1985 pp.204-09.
  • VALERI VALERIO, I folletti in Romagna, in «L’illustratore popolare», 23 aprile 1887

Questo l'ho fatto io: mazapegul wikipedia

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